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LE NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA RIGENERATIVA

    LE NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA RIGENERATIVA

Un Libro normalmente si limita ad un solo argomento, mentre questo, avendo come oggetto “l’interconnessione” deve “ampliarsi e sintetizzare”. Chiarificare una conoscenza porta luce a campi adiacenti… ecco perché questo libro sembra non finire mai ed ogni nuovo capitolo è la prefazione di un altro.
L’uomo sembra vivere costretto in una bolla di sapone, con l’interconnessione cambia il punto di percezione e la nuova consapevolezza fa dilatare la bolla; in questa nuova situazione non si capacita del fatto che gli altri non comprendano ciò che per lui rientra nella normalità. Quando moriremo la bolla si romperà e tutto ciò che non comprendiamo risulterà ovvio.

                                    Medicina e Frequenze

È un dato di fatto che oggi la medicina ha perso la sua umanità, il paziente è un insieme di reazioni chimiche e non è importante se ha fiducia nel medico o se il medico si preoccupa di lui; inoltre la promessa di un futuro di salute si è rivelata una chimera: malattie degenerative, infarti, arteriosclerosi, cancro, ictus, artrite, ipertensione, ulcere, etc.. hanno sostituito le malattie infettive quali maggiori nemici della vita e della sua qualità.
La medicina moderna è costosa, alla portata di pochi, rischia di compromettere le economie occidentali e le cure sono spesso armi a doppio taglio, eliminano una malattia per creare effetti collaterali che a loro volta vanno curati e così via.
L’iniziale successo della medicina tecnologica è stato così evidente che le ha permesso di eliminare tutti gli aspetti “artistici, intuitivi e creativi” della medicina interrompendone evoluzione e completamento.
Il medico non è più sul letto del paziente pronto a confortarlo ed a stringergli la mano, è un impersonale amministratore in camice bianco che lavora in un ufficio o in un laboratorio e la Medicina non è rimasta al passo della Fisica e di altre scienze. “Bisognerebbe usare una volontaria sospensione dell’incredulità” fino a quando non si comprende il metodo di guarigione migliore. (Samuel Taylor Coleridge)
L’oncologo Ennio Di Bartolomei afferma che il medico deve essere “un’illusionista”, cioè deve produrre fiducia nel paziente prospettandogli la possibilità, se non la certezza, della guarigione in modo da introdurre nella “squadra terapeutica” anche il paziente. “Dall’osservatore dipende l’osservato”, quindi la decisionalità conscia o inconscia di guarigione del paziente gli dà il ruolo di “centravanti” per raggiungere il “goal della salute”.
Solo ad un medico preparato, che ha ben compreso l’approccio logico della Medicina, appariranno i limiti di tale sistema ed andrà oltre, avventurandosi nel sentiero “magico” già delineato dalla Fisica moderna.
Personalmente percepisco i limiti della Medicina attuale e mi è inaccettabile la sofferenza fisica e psicologica del paziente e dei suoi familiari prodotta da una malattia grave. Il sistema medico logico-lineare pensa più alla longevità che alla qualità della vita e per superare questa impostazione occorre un paradigma diverso.
Allo stesso bivio in cui si trova oggi la Medicina, si era trovata più di cento anni fa la Fisica che non riusciva a spiegare molti fenomeni della Natura solo con la logica di Galileo e di Newton, quindi intraprese una strada che negli anni cambiò completamente il modo di percepire la realtà ed oggi i pazienti insoddisfatti hanno messo in moto un “disegno” che sta spingendo la Medicina verso i nuovi orizzonti già tracciati dalla Fisica.
Ma il cambiamento non può avvenire solo attraverso un processo “causa-effetto” come si aspetta chi è abituato a pensare in modo logico, ma con un percorso più affine all’intuizione.
Si ha un obiettivo: la diminuzione della sofferenza… e ci si attiva per raggiungerlo. Essendo un proposito non egoistico risulta fuori dalla dimensione regolata dal divenire, cioè quella dimensione indirizzata al vantaggio personale… essere povero e voler diventare ricco, essere ricco e voler diventare più ricco è nel “divenire”, è nella dimensione “spazio-tempo”, con un prima ed un dopo. Mentre diminuire la sofferenza altrui non può avere niente a che fare con l’Ego…. l’intuizione, così come l’intenzione di raggiungere un obiettivo non egoistico, sono al di fuori dello “spazio-tempo” ed avvengono senza aver bisogno di “esperienza e deduzione” e di “causa ed effetto”. Avvengono attraverso una “Volontà” ed “un’Intenzione” con un processo immediato che sfida ogni difficoltà di realizzazione.
Entrare nel “disegno” indirizzato al ridimensionamento della sofferenza obbliga a rispettare le sue regole, se si cede all’ego e si introduce il vantaggio personale è logico che il “disegno” si blocchi oppure continui per la sua strada escludendo chi si discosta dalle sue leggi.
Fatto stà che, entrato in questo progetto, mi sono gradualmente apparsi i limiti dell’approccio logico-lineare e, per cercare di risolvere il problema della sofferenza, mi sono affidato alla Fisica moderna attraverso la Relatività, la fisica Quantistica, il Potenziale Quantico, gli Attrattori, i Frattali, la Teoria dei Campi e la Risonanza. È stata la “Volontà” di raggiungere questo obbiettivo che mi ha gradatamente spostato il punto di percezione con cui vedere la realtà, e questo è avvenuto durante gli anni senza che mi potessi rendere conto della trasformazione avuta. Senza cambiare il punto di percezione sarebbe stato impossibile raggiungere nuove soluzioni.
La “Volontà” di ridurre la sofferenza è l’anello di collegamento con la forza indescrivibile e smisurata dell’Universo, è un’“Intenzione” con fine altruistico con le stesse caratteristiche del “flash” dell’intuizione che permette di vincere una battaglia che sulla carta è inevitabilmente persa. Il nuovo di punto di percezione consente di trasformare la “paura di essere uomo” nella consapevolezza del “miracolo di essere uomo” e ti coinvolge così profondamente nel “disegno” che non hai alcuna possibilità di tirarti indietro.
Insegnare il protocollo terapeutico che appartiene al “disegno” può portare a far diventare un allievo un buon guaritore o qualcosa di simile, mentre insegnare l’“Intenzione” di alleviare la sofferenza porta a produrre veri maestri di guarigione che intuiscono tutto senza sbagliare.
Il “disegno” in questi anni è andato molto avanti, ma per completarsi ha bisogno ancora di qualche cosa…. deve appropriarsi della Teoria della Risonanza, dell’Oscillazione, dei Campi Elettromagnetici di Emilio Del Giudice e Giuliano Preparata e quindi delle “Frequenze”.
Le Frequenze sono un modo di trasmettere un messaggio, per cui riguardano la terapia delle staminali del sangue che ha nell’informazione la sua caratteristica.
Ero da tempo affascinato dalle frequenze ma ancora non avevo trovato il modo di introdurle nel protocollo. Se la diagnostica fatta con le frequenze risultava imprecisa per il cambiamento del campo magnetico terrestre che altera continuamente la frequenza delle causalità patogene che si cercano, la terapia con le frequenze non avrebbe dovuto mostrare questi limiti.
Comunque la medicina sta già prendendo coscienza delle nuove opportunità aperte dalla Teoria dei campi elettromagnetici, infatti il professor Guido Cremonese della Facoltà di Medicina dell’Università di Roma asserisce che “la vita è oscillazione cellulare” anzi, rifacendosi al fisico teorico Emilio Del Giudice, sintetizza ancora di più affermando che “la vita è oscillazione” e, intuendo nelle frequenze una svolta terapeutica, scrive ancora: “il vero si fa strada, avanza, vince e nulla potrà impedire la marcia trionfale della Scienza del domani”.
Le frequenze sono oggi entrate a far parte della Medicina attraverso molti tipi di apparecchi medicali indirizzati per lo più alla diagnostica e non alla terapia… del resto tutta la medicina moderna è più indirizzata alla diagnosi, lasciando alla cura un ruolo marginale.
Cercavo un modo di curare con le frequenze, coerente alla semplicità della mia terapia, ma tutto quel che vedevo era troppo articolato e poteva essere usato solo da “specialisti” del campo. Poi un giorno, mentre parlavo di mia moglie e della sua broncopolmonite resistente ad ogni tipo di terapia ad una mia cliente, questa mi disse che aveva avuto lo stesso problema e l’unico che era riuscito a metterla a posto era stato il dottor Giovanni Aru usando le bio-frequenze…. Eccole ancora queste frequenze che per l’ennesima volta mi tagliavano la strada!
Decisi di portare mia moglie a fare questo tentativo e Giovanni ci ricevette il giorno dopo…. mia moglie migliorò subito e dopo alcuni trattamenti riacquistò una discreta salute.
Quello che mi colpì di Giovanni era la semplicità della sua tecnica e la rapidità di esecuzione. La semplicità in terapia è la carta vincente e di solito ci si arriva con grande preparazione e grande conoscenza. Giovanni usava dei dispositivi che erano semplici nell’applicazione, ma avevano alle spalle una teoria complessa. Per questo Giovanni, augurandomi una buona lettura, mi diede da leggere il libro di Robert Becker, un accademico ortopedico americano, che mi introdusse al vero mondo delle frequenze e alle correlazioni che ci potevano essere con la terapia delle staminali del sangue.
Ma cominciamo con ordine….
Le frequenze terapeutiche sfruttano lunghezze d’onda infinitesimali, misurate in Amstrong, ed eccoci alla Teoria del Minimo Stimolo che ho già citato: “Già a metà dell’ottocento la fisiologia classica si muoveva in questa direzione ed era stata in grado di stabilire una relazione valida per tutte le specie viventi tra stimolo e risposta. Si tratta della legge di Weber e Fechner la quale stabilisce la proporzionalità della risposta, non allo stimolo ma al logaritmo dello stimolo.”
In parole povere, per noi non matematici, uno stimolo, più piccolo dello stimolo soglia, acquista il segno negativo, con una risposta rivolta verso l’interno dell’organismo, il quale si ristruttura e si riorganizza quanto minore è l’entità dello stimolo.
Come onde elettromagnetiche molto ampie possono creare problemi alla salute, onde coerenti a quelle fisiologiche organiche, che sono di un’ampiezza infinitesimale, possono mantenere o ripristinare lo stato di salute interno.
Quando Galileo si oppose alla visione di una terra piatta che appariva come reale, evidente e quindi scientifica, e parlò di una terra sferica sarebbe stato condannato a morte se non avesse ritrattato le sue asserzioni. A differenza di Galileo io non sono un genio, ma un sintetizzatore, e mi oppongo a realtà consolidate trovando relazione tra innovazioni scientifiche diverse.
Il nostro mondo è pieno di frequenze e campi magnetici, la televisione funziona su questi principi che inconsciamente accettiamo mentre guardiamo eventi che si svolgono a migliaia di chilometri di distanza in tempo reale e vi ho già parlato dell’esperienza del premio Nobel Luc Montagner che ha trasmesso per via telematica la frequenza di un virus riproducendo il DNA di tale microrganismo a distanza di 1000 chilometri. Per cui le frequenze esistono e un sintetizzatore deve trovargli un ruolo coerente nella terapia integrata.
È innegabile che il mondo sia un mistero, ciò che ci appare non è tutto quello che c’è, c’è molto di più… infatti dobbiamo ipotizzare che l’Universo sia di fatto qualcosa di infinito. Ciò che chiamiamo reale è tale solo perché lo conosciamo, tutto il resto è un mondo che esiste ma non ci è familiare e la fisica moderna stà facendo i suoi passi in questa direzione per aprire finestre sui fenomeni contro-intuitivi e su altri misteri celati dalla Natura.
Abbiamo quindi di fronte una parte “ignota” della realtà che avvolge il mondo, e, se ne abbiamo il coraggio, possiamo trasformare parte dell’ignoto in conosciuto. Chi prende consapevolezza dei misteri del mondo e prova a darne risposta, diventa audace, si sente forte, animato, acquisisce un senso di speranza e di felicità. Prendere consapevolezza dell’ignoto produce soddisfazione e l’uomo mostra la sua parte migliore.
È inutile arroccarsi in credenze che escludono effetti fisici a distanza perché ormai la scienza moderna ha dimostrato che sono reali come tanti altri fenomeni contro-intuitivi. Nella Medicina è considerato scientifico solo chi procede secondo logica, mentre della realtà niente deve essere dato per scontato perchè niente è garantito o reale, così ecco che il medico moderno, il “sintetizzatore”, consapevole del fatto che si conosce solo una piccola parte del mistero che avvolge la Natura, non si accontenta di quanto asserito finora sui testi di medicina, ma va oltre.
Appare chiaro che la vera essenza della rivoluzione provocata dalla medicina rigenerativa stà nel fatto che le staminali sono usate come fonte di energia informativa e coerente, e questo avviene attraverso le loro onde, frequenze e campi magnetici. Allora proseguiamo nella conoscenza delle bio-frequenze e cerchiamo il modo di introdurle nel nuovo disegno terapeutico che ha il fine di migliorare la sofferenza umana.
Tale “disegno” va portato avanti senza tentennamenti e che abbia i suoi errori ha poca importanza …. il risultato si ha infatti nell’azione di una Volontà fuori dello spazio tempo capace di produrre ogni correzione. Proponiti un fine altruistico, usa trattamenti non invasivi, indirizza le tue azioni e lascia che avvengano senza che siano condizionate dalla paura, affidandoti solo a quella “Intenzione” che agisce fuori dello spazio tempo.
Nella Natura, alla luce della fisica moderna, tutto è una relazione, ogni entità risulta un attrattore rispetto ad un altro ed ogni attrattore si suddivide in altri più piccoli nel rispetto della concezione frattale di ogni fenomeno. Ogni fenomeno può attuarsi solo attraverso i campi elettromagnetici che sono energia, l’altra parte della medaglia della materia. La concezione frattale/olografica della Natura, cioè che “l’intero” viene contenuto in ogni sua più piccola parte, è una visione identica alla teoria delle frequenze e dei Campi elettromagnetici che si sovrappongono in modo sempre coerente e governano la Natura.
Come ortopedico veterinario uso la “One minute diagnosis” seguita dalla “One minute therapy” considerando in primis il movimento e la biomeccanica, poi, in tempi brevissimi, trovo il miglior rimedio omeopatico, il miglior farmaco, i migliori punti di agopuntura, etc.. ora è il momento di introdurre le frequenze in modo semplice, conforme alla mia filosofia terapeutica.
Da anni le frequenze sono state usate per la valutazione dei campi elettromagnetici degli organi, delle loro attività e di agenti infettivi presenti, ma purtroppo, anche se usate da medici competenti non sono sempre attendibili perché, come vi ho già accennato, i dispositivi vengono influenzati dal campo elettromagnetico terrestre che si modifica costantemente e quindi dovrebbero essere tarati continuamente per migliorarne la precisione diagnostica.
Vi faccio un esempio pratico: mandai da un medico che reputavo tra i migliori nel campo della diagnostica con le frequenze, un amico che aveva subito un intervento chirurgico di protesi alle anche (articolazione coxofemorale) in un’ottima struttura ed il chirurgo era di fama internazionale. Dopo 10 giorni un’infezione delle articolazioni aveva costretto il medico a rimuovere la protesi e prescrivere sei mesi di antibiotici tre volte al giorno. Rimessa la protesi il mio amico cominciò a camminare, ma dopo 6 mesi manifestò il Parkinson.
Avevo mentalmente ipotizzato che avesse una forma infettiva cronica, probabilmente la sindrome di Lyme, con batteri già presenti nell’articolazione prima della chirurgia che si erano scatenati per lo stress operatorio, la somministrazione di antibiotico per lungo tempo aveva poi distrutto il microbioma e stimolato i batteri a localizzarsi nel sistema nervoso centrale dove il sistema immunitario privilegiato è meno efficiente, producendo il Parkinson.
Il mio amico medico fece una visita molto accurata, cercò le frequenze dei batteri responsabili della sindrome di Lyme in tutto il corpo compreso il sistema nervoso centrale, ma della loro presenza neanche l’ombra, per cui la escluse. Riportò al paziente le alterazioni organiche che aveva evidenziato con il suo dispositivo e per la prima volta gli parlò del sospetto che tutti i suoi problemi di salute potevano dipendere dalla sindrome di Lyme, affermando però allo stesso tempo che la macchina lo escludeva. A quel punto il mio amico lo guardò negli occhi e disse che da più di venti anni era in cura negli Stati Uniti per la sindrome di Lyme. Il medico si rese così conto delle carenze della macchina, aggiornò le frequenze ed in seguito trovò la borrelia nel quarto ventricolo del cervello.
Presi così atto dei limiti di una diagnosi fatta solo con le frequenze per cui rivalutai nella professione la diagnosi chinesiologica che reputai, insieme a quella classica, la più attendibile. Se però le frequenze avevano limiti diagnostici, non dovevano averne se venivano usate per curare, qui non ci dovevano essere errori!
Cominciai il mio studio leggendo qualche cosa su Georges Lakhovsky, nato alla fine dell’800. Wikpedia lo definisce uno pseudo-scienziato che aveva provato a curare alcune forme di malattia, compreso il cancro, attraverso le frequenze ed era riuscito a coinvolgere alcuni importanti ospedali nella sperimentazione. La sua era una terapia che parlava di oscillazione e risonanza e poteva avere senso scientifico solo alla luce delle attuali conoscenze di fisica teorica. Giovanni Aru la usava e il suo oscillatore aveva aiutato mia moglie.
Nei primi del 900 i fisici Domenico Pacini e Victor Franz Hess studiarono le radiazioni cosmiche e fruttarono il premio Nobel all’austriaco perchè Pacini, morto da due anni, non era più elegibile. Il nome di raggi cosmici fu dato da Robert Millikan, fisico, direttore dell’Istituto Californiano di Tecnologia e premio Nobel. Questi studiò le radiazioni provenienti dagli spazi interstellari che hanno la stessa velocità di 300.000 km. al minuto dei raggi elettrici scoperti da Hertz, degli infrarossi, dei luminosi, degli ultravioletti, degli X e dei Gamma delle sostanze radioattive. Ma hanno una piccolissima lunghezza d’onda, calcolata in 0,0002 Amstrong ( l’Amstrong è la decimilionesima parte di un millimetro) al contempo avevano un’enorme frequenza nell’unità di tempo (trenta quinquilioni di vibrazioni al secondo, cioè 3 seguito da 22 zeri), caratteristiche che rendono queste radiazioni enormemente penetranti.
Questa scoperta però non sembrava di alcuna utilità pratica finchè Georges Lakhovsky, fisico e biologo russo che lavorava in Francia, intuì che le onde cosmiche, che con la loro penetrazione invadono ogni ambiente ed ogni tessuto animale e vegetale, dovevano avere relazione con i fenomeni della vita.
Ai primi del ‘900 dedusse che il fenomeno “vita” era in relazione alle oscillazioni nucleari che producono onde, precorrendo la teoria dei Campi della fisica teorica. Vide così la malattia come squilibrio delle vibrazioni cellulari e considerò non coerenti le onde emesse tra microrganismi patogeni e cellule organiche, esprimendola come “guerra di radiazioni”.
Per vedere se le sue teorie fossero valide costruì un apparecchio capace di far oscillare simultaneamente tutte le cellule, era un apparecchio a lunghezza di onde multiple, in modo che qualsiasi gruppo di cellule dell’organismo poteva trovare la sua lunghezza d’onda adatta a vibrare in risonanza.
Giovanni Aru, il medico che aveva aiutato mia moglie per la polmonite, usava sia l’oscillatore di Lakhovsky in versione moderna, che gli apparecchi AK Tom progettati dal medico russo Alexander Kozhemyakin e li usava entrambi contemporaneamente nel paziente come generatori di frequenze/onde guaritrici.
Alcuni nostri amici ed io, dopo i benefici ottenuti da mia moglie, provammo il trattamento di Giovanni che risultò efficace e, come già detto, soprattutto semplice.
Con la chinesiologia il mio maestro Ruggero Dujani faceva centinaia di domande per arrivare a capire e correggere un problema. Questo richiedeva molto tempo e gli impediva di usare altre tecniche. Nella mia “One minute diagnosis”, per essere rapido, mentalmente formulo questa domanda: “C’è uno squilibrio psico-neuro-endocrino-immunitario e quali sono i punti di agopuntura da toccare?” Inoltre, individuato un problema patologico fisico o psichico, basta chiedere quali altri punti di agopuntura devono essere stimolati per migliorare energia coerente per quel problema e in quel distretto anatomico.
Come la chinesiologia di Dujani era troppo articolata lo sarebbe anche un complesso sistema terapeutico frequenziale che agisca organo per organo. Le frequenze indirizzate in terapia verso un solo organo o un solo agente patologico sono limitate perché non agiscono sulla rete di interconnessioni che compone l’organismo. Dovevo allora vedere come usare le tecniche di frequenza, chi le usava meglio e studiare la teoria più affine al mio sistema già operativo.
Come vi ho detto ero arrivato a Giovanni che usa circuiti oscillanti che permettono di utilizzare onde elettromagnetiche naturali per conservare l’equilibrio oscillatorio cellulare, mantenendo la salute o ristabilendola in caso di malattia. Risanatori elettromagnetici risonanti, capaci di emettere o di assorbire radiazioni con piccolissime dimensioni di onda. Il fenomeno di risonanza, come poi venne confermato da Del Giudice e Preparata, è alla base di tutti i fenomeni elettromagnetici di oscillazione.
Il disordine dell’armonia vibratoria delle cellule dell’organismo determinerebbe le malattie ed anche i microrganismi patogeni con la loro vibrazione stonata producono effetti patologici. Quando vibrazioni dissonanti prevalgono nettamente su quelle organiche si manifestano patologie gravi che potrebbero essere contrastate o annullate da oscillazioni fisiologiche.
Per la sua terapia Lakhovsky usò l’oscillatore in modo coerente alla Fisica ed affermò:
“ Il disequilibrio cellulare è alla base di tutte le neoplasie, e non c’è ragione di cercare un microbo o una tossina che ne sia la causa; il trattamento consiste nel ristabilire l’equilibrio normale delle vibrazioni cellulari”.

LE FREQUENZE
Nel libro di Robert Becker che mi aveva consigliato Giovanni, è riportato il cambiamento dell’osso una settimana dopo la sua frattura… le cellule sembrano incredibilmente caotiche e spaventosamente simili a quelle altamente maligne del cancro delle ossa, ma poi, magicamente, l’osso guarisce.
La ricrescita dell’osso nella frattura dipende da diversi tipi di cellule semplici o apparentemente non correlate, come avviene nell’embrione. Questo processo, viene considerato da Becker una vera rigenerazione, la “costruzione” che deve essere distinta da altre due forme di guarigione. Una delle quali è la riparazione fisiologica in cui le piccole ferite sono coperte con cellule vicine dello stesso tipo che proliferano per colmare il divario. L’altro tipo di guarigione si verifica quando una ferita è troppo grande per una semplice riparazione dei tessuti e la lesione è semplicemente ricoperta con fibre collagene che formano una cicatrice.
Dal momento che la rigenerazione vera e completa è strettamente legata allo sviluppo embrionale è generalmente più forte in animali semplici o in animali molto giovani che non hanno ancora finito il loro sviluppo.
Potremmo introdurre a questo punto il concetto di differenza tra generazione e ri-generazione… provo a spiegarvelo in questo modo: avete un terreno e dovete costruirvi un albergo, inizialmente dovete usare “energia costruttiva”, quando l’albergo è finito ed è in attività subentra la manutenzione, l’ “energia ricostruttiva”. In questa metafora è espressa la differenza tra generazione e rigenerazione, tra costruzione e ricostruzione e la medicina rigenerativa fino ad oggi ha cercato la costruzione, mentre le cellule staminali del sangue si occupano di ri-costruzione, anzi, più appropriatamente, svolgono un’attività di “manutenzione”.
Per spiegarvi questo concetto devo usare la mia capacità di sintetizzatore ricollegando scoperte e fenomeni che partono da molti anni fa….
Lazzaro Spallanzani nato nel 1729, gesuita, biologo e accademico, studiò la rigenerazione in vermi, lumache e girini. Ma un contributo importante alla scienza Spallanzani lo diede con la scoperta delle capacità rigenerative della salamandra.
Scoprì che questi anfibi potevano sostituire “la coda e gli arti, ma anche la mascella e le lenti dei loro occhi”. Concludendo che gli animali semplici sono in grado di rigenerarsi in maniera più completa di quelli complessi, cioè la capacità di rigenerarsi diminuisce più si procede nella scala evolutiva. Infatti concluse la sua prima relazione sulla salamandra sconvolgendo i biologi di allora con questa frase:
“E’ da sperare che gli animali superiori possano acquisire [la stessa potenza] di alcune rigenerazioni e deve esserci una aspettativa lusinghiera per ottenere questo vantaggio per noi stessi che non deve essere considerato come chimerica. “
La rigenerazione poi venne dimenticata per un secolo e quel che avveniva nella salamandra era l’eccezione che confermava la regola. Non era previsto in assoluto un replay limitato di crescita per sostituire una parte perduta dopo lo sviluppo.
Con Thomas Morgan, che ha ricevuto il Premio Nobel nel 1933, è nata la scienza della genetica con i suoi studi sulle mosche della frutta, ma, come Spallanzani, anche la sua ricerca ebbe inizio partendo dalla rigenerazione degli arti di salamandra. Fece così un’osservazione importantissima quando trovò che “la parte dell’arto che sarebbe ricresciuta era preceduta da una massa di cellule che somigliavano alla massa delle cellule non specializzate di un embrione precoce e chiamò questa struttura blastema e successivamente concluse che il problema di come un arto si rigenera era identico al problema di come un embrione si sviluppa dall’uovo.
Nella genetica i geni sono repressi fino a che rimane un solo set attivo in ogni cellula; tuttavia, l’intero programma genetico è contenuto dal nucleo della cellula. Ma il concetto accettato era che la differenziazione fosse una “strada a senso unico,” e che le cellule non avrebbero mai potuto de-differenziarsi, cioè ritornare sui loro passi da uno stato maturo e specializzato ad una forma primitiva indifferenziata e quindi NON specializzata che poteva utilizzare tutto il patrimonio genetico, anche se i cromosomi fornivano la possibilità plausibile per l’inversione.”
Tutte le cellule dell’adulto (tranne l’uovo e gli spermatozoi) contengono la gamma completa di cromosomi con tutti i loro geni anche se la maggior parte sono repressi. Ciò che è stato inibito e bloccato potrebbe anche essere sbloccato in situazioni di “necessità rigenerativa”, ma questa idea è stata combattuta dalla comunità scientifica.
Il blastema evidenziato da Morgan possiede, come il sottosistema con staminali ottenuto dal sangue, cellule de-differenziate, quindi l’ipotesi di Spallanzani, di avere una rigenerazione negli animali superiori simile alla salamandra, può essere possibile. Il potenziale terapeutico delle staminali del sangue è più complesso del blastema di Morgan, perché più affine alla “ricostruzione/manutenzione” e al risanamento di una degenerazione patologica che alla “costruzione” con ricrescita di un arto. Su questo sarò chiaro più avanti quando porteremo la teoria all’applicazione pratica.
Si intuisce che la de-differenziazione è un fenomeno coerente alla realtà per il fatto che gli esseri viventi sono chiamati organismi perché hanno la capacità di organizzarsi. Per tale “organizzazione” ogni parte del modello organico deve contenere l’informazione dell’insieme e ogni cellula può rendere tale conoscenza funzionale de-differenziandosi se è ciò che in quel momento serve all’organismo. Confermando quelle che sono le nuove teorie della fisica dove tutto è interconnesso e tutto risuona.
Torniamo alla salamandra ed al suo blastema. “ Se l’arto viene tagliato, i detriti delle cellule morte vengono separati dal sangue, poi una parte del tessuto intatto comincia a morire a breve distanza dalla ferita. Durante i primi due o tre giorni, le cellule dell’epidermide, lo strato esterno della pelle, cominciano a proliferare e migrano verso l’interno, e coprono la superficie della ferita; l’epidermide poi si addensa oltre l’apice del moncone in un tessuto trasparente, chiamato tappo apicale. Questa fase dura circa una settimana. A quel punto, il blastema, cioè la pallina di cellule indifferenziate descritto da Morgan, inizia ad apparire sotto il tappo apicale, questo è l’organo della rigenerazione, formando sulla ferita una miniatura di embrione molto simile al germoglio dell’arto embrionale che ha dato luogo alla gamba durante lo sviluppo naturale dell’animale.”
Le cellule del blastema hanno caratteristiche rigenerative in grado di sviluppare tutti i diversi tipi di cellule necessarie per ricostituire l’arto intero, caratteristiche simili, ma non identiche a quelle del sottosistema ottenuto dal sangue.
Il blastema è pronto in circa due settimane in forma di cono, alla terza settimana prende una forma di “pagaia” che diventerà poi la mano, la ricrescita è completa dopo circa otto settimane. Questo processo, apparentemente semplice, è pieno di problemi per la biologia. Chi organizza la crescita? Quale è il fattore di controllo? In che modo il blastema “sa” che deve fare una zampa anteriore, invece di una gamba posteriore? …… La salamandra non fa alcun errore perché il blastema, come il sottosistema delle staminali del sangue contengono l’informazione di quello specifico organismo e attraverso realtà contro-intuitive della fisica teorica il “miracolo” avviene. Il miracolo consiste nel fatto che una pila di mattoni diviene non solo le pareti, ma le finestre, le prese luce, le travi in acciaio e i mobili di una casa.
Gli esperimenti di posizionare il blastema in altre posizioni del corpo per capirne di più peggiorarono le cose:
“Se il blastema viene spostato sette giorni dopo la sua prima apparizione, e innestato vicino alla zampa posteriore cresce in una seconda gamba posteriore, anche se proveniva da una zampa anteriore amputata. Beh, allora è tutto okay. Il corpo potrebbe essere diviso in “sfere di influenza” o “territori” organizzativi, ciascuno delle quali contiene informazioni sulla anatomia locale.”
Ma questa teoria semplificatrice risultò infondata perché trapiantando un blastema di una zampa anteriore leggermente più vecchio di una settimana sugli arti posteriori ha prodotto una zampa anteriore.
Il giovane blastema sapeva dove era, mentre il più anziano sapeva dove era stato prima. Questo succede proprio perché le cellule del blastema cominciano a differenziarsi perdendo l’informazione del tutto e indirizzandosi verso un’informazione più limitata. Quindi minore è la differenziazione (cioè meno le cellule prendono una strada e si identificano in questo o quello) maggiori sono le potenzialità di informare o di trasformarsi nel “Tutto”. Le cellule che formano il sottosistema sono altamente “indifferenziate” quindi possiedono l’informazione della globalità dell’organismo producendo attività rigenerative che sono però diverse da quelle del blastema della salamandra. Capite così quanto è limitante e controproducente la corsa alla differenziazione delle cellule della terapia rigenerativa attuale….
In qualche modo il blastema ed il sottosistema di staminali ottenute da sangue sono la testa di uno spillo di cellule primitive con nessuna caratteristica distinta ma con informazioni sufficienti per generare una zampa anteriore completa per quel che riguarda il blastema e per la rigenerazione della salute in senso lato dell’organismo per quel che riguarda il sottosistema di cellule staminali del sangue. Come avviene ciò? Una parziale spiegazione per la nostra mente razionale è nell’interconnessione e nella “risonanza” della fisica moderna.
Becker voleva capire da dove venivano le cellule del blastema e come formavano i tessuti? Ricordiamo però che in quel periodo vi era la certezza dell’impossibilità di una de-differenziazione in biologia e ogni rigenerazione doveva essere l’opera di “cellule di riserva” rimaste allo stato embrionale immagazzinate nell’organismo chiamate a migrare da un segnale biologico verso il moncone e formare il blastema. Ma nella salamandra non sono mai state trovate queste cellule. Quindi questo blastema indifferenziato costituiva un problema per gli assertori anti de-differenziazione.
Oggi finalmente sappiamo che alcuni tipi di cellule possono de-specializzarsi nel loro stato primitivo ed in questo modo si forma il blastema in animali come la salamandra.
Dagli studi di Becker emerse l’importanza del tessuto nervoso autonomo nella rigenerazione: una salamandra può sostituire la sua gamba anche se tutti i nervi motori vengono tagliati, ma non senza i nervi sensoriali.
Quindi il fenomeno rigenerativo è legato ai soli nervi sensoriali. Il sottosistema di staminali da sangue è in grado di interagire con il sistema nervoso autonomo che comprende quello sensoriale. Per questo inoculo il sottosistema a contatto dell’ innervazione sensoriale nella zona epidermica peri-lesionale nelle tendiniti, nelle cardiopatie, etc.. senza preoccuparmi dell’inoculazione intra-lesionale. È il sistema nervoso autonomo che regola ogni guarigione e le staminali, che sono in grado di interagire con questo, daranno i migliori risultati.
Becker nel 1958 aveva capito che la rigenerazione avveniva attraverso i nervi sensoriali che producevano Elettricità Vitale espressa in una “corrente rigenerativa”.
Nel suo primo esperimento misurava ogni giorno la tensioni di corrente nei monconi della salamandra aspettandosi che fossero superiori a quelle delle rane che, a differenza delle salamandre, non riuscivano a generare una nuova gamba.
Ma Il terzo giorno le salamandre non avevano mostrato alcuna corrente ed il loro blastema non aveva ancora cominciato a comparire. L’esperimento sembrava un fallimento, ma Becker continuò le misure e tra il sesto e il decimo giorno successe qualcosa.
Il potenziale sulle salamandre cambiò di segno raggiungendo un picco di più di 30 millivolt negativi proprio quando il blastema compariva, mentre nelle rane continuava un lento declino delle tensioni positive.
Quando gli arti delle salamandre si sono rigenerati ed i monconi di rana si sono cicatrizzati la tensione è ritornata ai normali 10 mV negativi.
Becker aveva avuto modo di vedere che polarità opposte indicano una profonda differenza nelle proprietà elettriche dei due anfibi e in qualche modo spiegano perché solo la salamandra può rigenerarsi e la rana no.
L’elettricità organica è una proprietà fondamentale della materia ed esiste in due forme opposte, chiamate arbitrariamente positiva e negativa.
I protoni, che sono positivi, sono i costituenti particellari primari dei nuclei atomici, le altre particelle del nucleo, i neutroni, sono così chiamati perché non hanno carica ed intorno al nucleo orbitano gli elettroni. E anche se un elettrone è 1836 volte meno pesante di un protone, ha una uguale ma opposta carica che è negativa.
A causa della loro leggerezza e la loro posizione fuori del nucleo, gli elettroni sono molto facilmente spostabili dagli atomi che non i protoni, quindi sono i principali vettori di carica elettrica. Se aumentano, aumentano le cariche negative e rappresentano anche le pagine aggiunte dove l’acqua registra le sue informazioni. Per cui la rigenerazione è legata ad una “corrente” proporzionale al numero degli elettroni con carica negativa che eventualmente possono anche essere aumentati dalla miscela ossigeno-ozono. Sono gli elettroni la chiave dei risultati terapeutici ottenuti con l’ozono…..
In modo semplice possiamo dire che una carica negativa può essere pensata come un surplus di elettroni, mentre una carica positiva può essere considerata come la loro scarsità e quando gli elettroni si allontanano da una zona, questa diventa carica positivamente, e la zona verso cui vanno diventa invece negativa.
Un flusso di elettroni è chiamato corrente se però manca un conduttore, e quindi non esiste un circuito, c’è solo un flusso di carica ipotetica o potenziale elettrico e la forza posseduta da questa corrente latente viene detta Campo, il Campo è la regione di spazio in cui una carica elettrica può essere rilevata.
Il magnetismo è una struttura intrinseca della materia e si manifesta come l’elettricità in due polarità.
Qualsiasi flusso di elettroni crea un campo combinato elettrico e magnetico intorno alla corrente, che a sua volta interessa altri elettroni nelle vicinanze. Si parla così di campo elettro-magnetico che interagisce con campi adiacenti riportandoci alla Teoria dei Campi e della Risonanza di Del Giudice e Preparata. Entrambi i campi elettrici e magnetici sono in realtà solo delle astrazioni che gli scienziati hanno ipotizzato per cercare di capire l’azione a distanza dell’energia elettrica e del magnetismo, prodotta senza alcun intervento materiale o energetico, un fenomeno considerato impossibile…. finito per diventare col tempo innegabile.
Un campo è rappresentato da linee di forza, un’altra astrazione, per indicare la sua direzione e la forma. L’interazione tra due campi diminuisce con la distanza, ma la loro influenza è praticamente infinita: ogni volta che si utilizza l’asciugacapelli, i campi intorno ad esso turbano le particelle cariche nelle galassie più lontane anche se molto, molto leggermente.
Si ha un flusso di corrente solo quando una sorgente di elettroni (materiale di carica negativa) è collegata ad un materiale avente meno elettroni liberi (carica positiva in relazione alla sorgente) attraverso un conduttore sul quale gli elettroni possono fluire e basandosi su questo è possibile ipotizzare che piccole correnti provenienti dall’esterno potrebbe influenzare le funzioni cerebrali e quindi essere introdotte in terapia.
Il primo a documentare l’effetto di correnti sul sistema nervoso fu Giovanni Aldini, nipote di Galvani, e dopo i suoi studi furono usate grandi correnti per produrre convulsioni che furono utilizzate per calmare psicotici ingestibili e politici anticonformisti. Mentre per l’induzione del sonno terapisti in Francia ed in Unione Sovietica usano piccole correnti da una tempia all’altra della testa.
Becker aveva intuito che l’energia elettromagnetica era alla base del segreto della vita, mentre ridurre la vita ad un’interazione meccanica di molecole la portava in una dimensione irreale.
Lo scienziato ungherese Szent Gyorgyi, premio Nobel, di fronte all’Accademia delle Scienze di Budapest il 21 marzo, 1941, parlando di un approccio meccanicistico di biochimica, sottolineò che quando gli sperimentatori scompongono le cose nelle loro parti elementari, la vita è scivolata via tra le loro dita e lavorano con la materia morta.
Egli disse: “Sembra che il fatto basilare della vita sia sfuggito e senza di questo ogni vera comprensione è impossibile.” Per il fattore di base mancante, Szent-Gyorgyi ha proposto di considerare l’energia elettrica in connessione agli esseri viventi, ma non nel modo in cui si era stato pensato sino ad allora.
A quel tempo vi erano solo due modi conosciuti di conduzione della corrente: ionico e metallico ed egli introdusse un terzo tipo di corrente la Semi-conduttività che nel 1930 era solo una curiosità di laboratorio.
A metà strada tra conduttori e isolanti, i semiconduttori sono inefficienti, nel senso che possono portare solo piccole correnti, ma possono trasportare le loro correnti facilmente su lunghe distanze.
Gli atomi in un cristallo sono disposti in ordinati reticoli geometrici ed alcuni materiali cristallini hanno spazi nel reticolo in cui altri atomi possono inserirsi: gli atomi che si introducono in queste “impurezze” possono avere elettroni in più o in meno rispetto agli atomi del reticolo ospitante. Poiché le forze della struttura mantengono lo stesso numero di elettroni intorno a ogni atomo, gli elettroni “extra” degli atomi di impurità sono liberi di muoversi attraverso il reticolo senza essere legati a nessun particolare atomo. Se gli atomi di impurità hanno meno elettroni rispetto agli altri, i “buchi” nelle loro nuvole di elettroni possono essere riempiti da elettroni da altri atomi, lasciando fori altrove. Una corrente negativa equivale al movimento di elettroni in eccesso e una corrente positiva è il movimento di questi fori, che possono essere pensati come cariche positive.
Per essere più chiari per noi che non siamo fisici: un semiconduttore ha delle lacune in cui possono inserirsi altri atomi che per essere attirati dalle lacune (cariche positive) devono essere ricchi di elettroni (cariche negative). Questi elettroni in eccesso sono una carica elettrica negativa che procede lungo il semiconduttore senza perdita di energia.
L’informazione del sottosistema avviene attraverso un effetto biofisico a distanza (entanglement) e con il trasporto di corrente rigenerativa attraverso i semiconduttori. Il sottosistema deve possedere una carica negativa che è, secondo Becker, una frequenza rigenerativa, per cui è logico pensare che quando introduciamo il sottosistema introduciamo una frequenza negativa/rigenerativa che giustificherebbe la preparazione e l’uso di un chip con le frequenze del sottosistema da mettere a contatto con l’organismo. Il miglior tessuto organico semiconduttore è il tessuto peri-neurale formato dalle cellule gliali per cui l’inoculazione locale del sottosistema agirebbe direttamente sulla giunzione neuro-epidermica sensoriale a cui è attribuita dagli studi di Becker la rigenerazione.
Cioè se inoculo il sottosistema per via endovenosa o intramuscolare ho un effetto biofisico sistemico, se lo introduco localmente ho un effetto rigenerativo anche locale ed entrambi i sistemi non prevedono dispersione energetica.
Su queste evidenze Szent-Gyorgyi sottolineò che la struttura molecolare di molte parti della cellula è abbastanza regolare per sostenere una sua semi-conduttività. Questa idea fu respinta dalla maggior parte degli scienziati e quando la propose nel 1960 la considerarono una conseguenza della sua età avanzata, Carlo Verdone avrebbe detto: “il solito drogato”….. ma nel suo lavoro era stato ipotizzato che le molecole proteiche contenute nelle cellule avessero una sorta di scanalatura attraverso la quale gli elettroni possano fluire in una corrente semiconduttiva su lunghe distanze senza perdere energia.
Nella chimica è noto che una cascata di elettroni, passo dopo passo, vanno giù per una scala di molecole perdendo energia ad ogni rimbalzo. Mentre la differenza principale in una proteina semiconduttiva è che l’energia degli elettroni, usata per trasmettere informazioni, sarebbe conservata invece di essere assorbita e immagazzinata nei legami chimici. Becker così ipotizzò che un sistema primitivo ed analogico di trasmissione e informazione è strettamente correlato ai nervi, ma non necessariamente si trova nel tessuto nervoso.
Una parte interessante degli studi dell’ortopedico Becker erano rivolti alle fratture che non possono “guarire” attraverso la crescita del vecchio osso preesistente perché non ne ha la capacità. Ci sono però due tessuti che producono nuovo osso nella frattura, uno è il periostio le cui cellule iniziano a dividersi trasformandosi in osteoblasti, mentre l’altro tessuto è il midollo le cui cellule de-differenziate vanno a formare un blastema, riempiendo la parte centrale della frattura, trasformandosi prima in cellule della cartilagine e poi in osteoblasti; questo processo è una vera “generazione” in quanto segue la stessa sequenza di modificazioni cellulari come nella ricrescita dell’arto di salamandra. È l’unico processo “generativo” simile a quello embrionale, che il mammifero adulto ha mantenuto… Qualunque cosa faccia un medico per riparare una frattura deve necessariamente proteggere il periostio e la cavità midollare; sfortunatamente troppo spesso l’applicazione di placche, viti e chiodi fa esattamente il contrario e piuttosto che aiutare la natura, il trattamento ne impedisce la guarigione. Per stabilizzare una frattura di un osso lungo del cavallo vengono messe moltissime placche e viti e forse per questo non vi è possibilità di guarigione, mentre gli unici miracoli in queste situazioni sono avvenuti quando non è stata fatta una riduzione chirurgica. Un esempio eclatante è stata la frattura di un garretto in un cavallo adulto gestita con le staminali del sangue in perfusione locale senza fissaggi.
Esiste un terzo processo di crescita dell’osso e segue la Legge di Wolff, che prende il nome dal chirurgo ortopedico J. Wolff. Questa afferma che un osso risponde allo stress del piegamento dove una parte viene compressa e l’altra allungata. Nella parte compressa l’osso cresce mentre si riassorbe nel lato allungato dove la compressione è diminuita, è come se un ponte con la maggior parte del suo traffico in una corsia provvedesse a mettere ulteriori travi e cavi su quel lato mentre li toglie dall’altro. Questo dipende dalla pizoelettricità che è la capacità di trasformare una sollecitazione meccanica in energia elettrica: se si deforma leggermente un cristallo pizoelettrico ci sarà un impulso di corrente attraverso di esso. La compressione apre la via ad elettroni dal lato opposto ad essa nel reticolo cristallino dell’osso, questi elettroni migrano verso la parte compressa. Poiché Becker aveva dimostrato che una corrente negativa più forte del normale precedeva il processo di rigenerazione, l’osso doveva essere un conduttore piezoelettrico e la carica negativa che generava, stimolava la produzione ossea.
L’elettricità corporea può quindi trasmettersi nelle ossa e nella sequenza normale di guarigione ossea delle rane dopo circa due ore si forma un coagulo di sangue e durante la prima settimana si sviluppa un blastema che si trasforma in un callo fibroso durante la seconda e terza settimana e ossifica in tre/sei settimane.
Becker con i suoi collaboratori ha esaminato i campioni presi quasi una settimana dopo le fratture cioè quando ci aspettavamo di vedere i primi segni della formazione di callo. Inaspettatamente non riuscì a vedere alcuna mitosi nel periostio, non c’erano quindi prove che le cellule del periostio si moltiplicavano o che vi era una loro migrazione. Eppure il callo si stava per formare…. Andò allora ad esaminare cosa succedeva nei primi giorni ma non si aspettava di vedere molto di più del coagulo di sangue. Ma rimase sbalordito nel vedere che i globuli rossi si modificano e diventano cellule della nuova formazione ossea.
Tutti i vertebrati, eccetto i mammiferi, hanno nuclei nei loro globuli rossi, ma anche negli anfibi il nucleo è avvizzito ed inattivo. Se si doveva pensare ad un candidato per la de-differenziazione, gli eritrociti sarebbero stati l’ultima scelta. Invece a partire dalla seconda ora i globuli rossi cominciavano a modificarsi e gradatamente attraversavano tutte le loro fasi di sviluppo in ordine inverso. Il terzo giorno diventavano ameboidi e si spostavano tramite pseudopodi, il nucleo si gonfiava ed il DNA si riattivava. Alla fine della prima settimana, gli ex-eritrociti avevano acquisito una serie completa di mitocondri e anche di ribosomi e si erano liberati di tutta la loro emoglobina. Nella terza settimana si erano trasformati in cartilagine e poi in osso. Si era assistito ad una metaplasia da de-differenziazione seguita da ri-differenziazione in un tipo di cellule assolutamente non correlabili con le ossa. Un decennio dopo Becker, un tedesco, A. Ide-Rozas constatò le stesse modifiche sul sangue ed attribuì al blastema la guarigione delle fratture nelle rane e la generazione dell’arto della salamandra.
Sapevamo che i mammiferi non possono guarire le loro ossa con la de-differenziazione dei globuli rossi, perché i loro globuli rossi non hanno nuclei e quindi non possiedono nessun meccanismo per il cambiamento.
I mammiferi hanno però un periostio più spesso degli altri vertebrati, così si è pensato che la divisione cellulare periostale svolga il ruolo più importante nei mammiferi. Se il concetto di de-differenziazione dei globuli rossi avviene per un’informazione che porta i globuli rossi alla formazione del callo osseo nella rana, nel mammifero l’informazione può produrre altri processi che portino allo stesso goal, per cui introducendo un’informazione generalizzata con il sottosistema delle staminali del sangue, qualsiasi sia il processo fisiologico scelto, viene ottimizzato. E se questa informazione è legata a particolari frequenze vuol dire che il sottosistema o le possiede intrinsecamente e le trasmette per risonanza oppure, pur non avendole, le produce.
Becker si propose di riprodurre artificialmente lo stesso campo elettromagnetico che aveva innescato la guarigione e verificare se si realizzassero le stesse modifiche nelle cellule del sangue normali, al di fuori della rana. Se questo esperimento fosse andato a buon fine la terapia con le staminali ottenute da sangue avrebbe potuto avere un’ulteriore svolta teorica….
La quantità di corrente che aveva rilevato per permettere queste trasformazioni era incredibilmente piccola per cui pensò di essersi sbagliato e cominciò con una corrente di 50 microampere che sarebbe stata a stento in grado di produrre un poco di elettrolisi. Ma dopo 6 ore di erogazione di corrente non succedeva niente. Decise così di ridurre l’amperaggio un poco al giorno, infine arrivò a circa mezzo miliardesimo di Ampere ( 0.5nA). Dopo quattro ore tutte le cellule del sangue nella camera avevano riattivato i loro nuclei, perso la loro emoglobina, e diventate completamente non specializzate. Un quantitativo infinitesimale di energia elettrica era stata sufficiente a sbloccare tutti i geni delle cellule ritornando quindi alla conferma della “Teoria del minimo stimolo”. Avevamo trovato il comune denominatore elettrico che avvia la prima fase del blastema nel processo di rigenerazione. Se le staminali del sangue contenessero o producessero tali frequenze si spiegherebbe da un punto di vista fisico la loro azione pur emettendo un’energia quasi irrilevabile, ma coerente alla “teoria del minimo stimolo”.
Una frattura produce una corrente da lesione derivata dai nervi sensori ed in più l’osso genera una corrente propria di tipo piezoelettrico. Questi segnali combinati stimolano le cellule che formano nuovo tessuto osseo. La riparazione ossea sembra essere fondamentalmente la stessa in tutti i vertebrati, procedendo attraverso le fasi di coagulo di sangue, blastema, callo, e ossificazione. Nei pesci, anfibi, rettili, e uccelli, i globuli rossi del coagulo si de-differenziano in risposta al campo elettrico. Nei mammiferi sono le cellule periostali che rispondono alla corrente da lesione, ma nei mammiferi il coagulo di sangue originatosi dal midollo coinvolge la de-differenziazione di eritrociti immaturi che contengono ancora un nucleo, ma anche le cellule della linea bianca e, come nel “sottosistema”, potrebbero de-differenziarsi ed avere lo stesso significato rigenerativo.
In definitiva il concetto di base è che le forze elettromagnetiche sono la chiave che riattiva i geni repressi. Sfruttando queste nuove conoscenze sulle frequenze è possibile trovare una terapia rigenerativa ancora più semplice di quella che sto usando, evitando ogni manipolazione del sangue?
Oggi abbiamo un sottosistema ottenuto da sangue con cellule staminali de-programmate che trasmette informazione in modo coerente alla teoria dei campi e alla teoria del minimo stimolo ed ottiene un effetto rigenerativo a 360 gradi…. Mi chiedo se si possano ottenere gli stessi risultati curativi da uno stesso quantitativo di sangue non de-programmato che contiene il suo fisiologico quantitativo infinitesimale di staminali pluripotenti attivandolo con le corrette “frequenze rigenerative” attraverso generatori CEE e con l’aggiunta di elettroni ottenuti da una miscela di ossigeno-ozono?
In tal caso non ci sarebbe alcuna manipolazione del sangue e si eviterebbero i limiti imposti dal Sistema. Alla fine di questo capitolo vi esporrò il nuovo protocollo terapeutico che rappresenta il vero cambio di paradigma della medicina!
Becker aveva per la prima volta mostrato in dettaglio un processo di guarigione con de-differenziazione e ri-differenziazione ipotizzando che si svolgesse attraverso membrane cellulari, nucleo ed RNA messaggeri, ma, poiché è un processo che dipende dall’elettromagnetismo, è più complesso e affine alla fisica della Risonanza. Comunque i suoi dati e le sue ipotesi erano state respinte dalla maggior parte dei biologi influenzati dalle sovvenzioni ai comitati di revisione ed alle Università, come vedete il Sistema interferisce sempre…
Becker capì che nei mammiferi non poteva avvenire la “ricrescita di un arto” anche se venivano forniti gli stimoli elettrici adeguati, però le frequenze fisiologiche potevano de-differenziare cellule ed ottenere un blastema per ottenere la “guarigione della frattura”.
I mammiferi sono così specializzati e complessi da non essere in grado di produrre “ricostruzione”, ma hanno sviluppato un sistema rigenerativo più evoluto che indirizza alla salute e contrasta ogni tipo di patologia. È una rigenerazione attiva che regola un equilibrio di interconnessione dinamico.
Per cui arriviamo alle nostre prime conclusioni: animali poco evoluti come la salamandra possono “generare” un arto, un mammifero adulto no. A questo punto potremmo farci una domanda: se i mammiferi non hanno ancora raggiunto la maturazione completa, nel periodo dopo la nascita, potrebbero ancora conservare la capacità generativa dei primi stadi di evoluzione, la stessa della salamandra?
L’amputazione di un dito è una lesione infantile comune, il trattamento standard è quello di levigare l’osso esposto e ricucire la pelle, oppure cercare di riattaccare il moncone con la microchirurgia, ma purtroppo anche l’intervento più accurato dà risultati non ottimali.
Avvenne però che nel 1970 un giovane beneficiò di un errore del pronto soccorso dell’ospedale di Sheffield. Il medico curante tamponò solo la ferita e lo inviò al chirurgo per la chiusura che non fu mai fatta. Quando pochi giorni dopo l’errore fu scoperto, il chirurgo Cynthia Illingworth constatò che il polpastrello si era rigenerato! Per cui iniziò a trattare i bambini in questo modo e dal 1974 ha documentato diverse centinaia di casi di dita ricresciute, il tutto nei bambini di massimo 11 anni. Il sistema di crescita cellulare è ovvio che evolva dallo stato embrionale, infantile, adolescenziale ed adulto ed a quello infantile appartiene la caratteristica di “ricrescita”.
La crescita nell’embrione è regolata dal sistema Hedgehog che va modificandosi durante tutte le fasi di evoluzione dell’organismo. Alcune patologie oncologiche sono dovute alla riattivazione della sua attività embrionale, creando una “generazione” patologica ed in questo caso l’obiettivo è ri-regolarlo. Da questo è facile dedurre che staminali embrionali non possono essere adatte alla terapia perché “generano” e non “rigenerano” e che la “terapia rigenerativa” deve essere indirizzata alla “regolazione” di ogni equilibrio organico, compreso il sistema di segnalazione Hedgehog.
Becker era preoccupato di usare queste piccole forze elettromagnetiche sull’uomo perché pensava che avrebbero potuto indurre una crescita patologica “se tale piccola forza può così facilmente incidere sulla crescita, deve essere molto potente e dovremo conoscerla molto meglio prima di utilizzarla sugli esseri umani, per non produrre sgradite escrescenze ed anche tumori”. Ma non aveva ancora chiaro che queste frequenze non agivano direttamente sulla crescita, ma sulla “regolazione” della crescita, per cui da una parte potevano stimolare e da un’altra inibire la “crescita”, adeguandosi a compiere l’azione più idonea alla salute. Infatti già Lakovsky aveva dimostrato involuzioni tumorali in seguito all’azione del suo oscillatore.
Ritornando alle dita dei bambini altri studi clinici hanno confermato che le dita dei bambini recise ricrescono sempre e perfettamente in circa tre mesi e chirurghi pediatrici, come Michael Bleicher del New York Sinai Hospital, sono diventati così sicuri del processo che amputano totalmente eventuali dita rimaste appese. La ricrescita della punta delle dita è una rigenerazione multi-tissutale vera e propria, il blastema si ri-differenzia in osso, cartilagine, tendini, vasi sanguigni, pelle, unghie, cuticola, impronte digitali, nervo motore, e la mezza dozzina di specializzazioni delle terminazioni nervose sensoriali della pelle. Come nella rigenerazione degli arti nelle salamandre, questo processo si verifica solo se la ferita non è coperta da un lembo di pelle, come nell’usuale trattamento chirurgico.
Ma per le persone che hanno superato l’adolescenza?….. Vediamo cosa ci propone Becker e poi tiriamo le nostre conclusioni….
Becker portò chirurgicamente in ratti anziani l’innervazione sensoriale, quella che produce la corrente vitale, alla fine del femore amputato. Senza questo contatto i ratti hanno mostrato una guarigione normale senza crescita, se invece si univa il nervo sciatico all’epidermide circostante l’amputazione, i topi anziani rigeneravano i loro femori e gran parte del tessuto circostante. Becker constatò con la misurazione giornaliera delle frequenze che i potenziali elettrici degli animali che avevano la giunzione neuro-epidermale seguivano la stessa curva vista nella salamandra, mentre negli animali senza la giunzione i potenziali seguivano la curva non rigenerante della rana. Aveva scoperto che l’attività elettrica specifica che avvia la rigenerazione era prodotta dalla giunzione neuro-epidermale non dalla semplice inserzione del nervo nell’arto.
Questo processo generativo prodotto nel ratto adulto ha una certa affinità con la crescita oncologica, è però ancora attivo nei bambini dove i tumori sono più rari. È quindi un dato di fatto che nell’infanzia, dove le cellule hanno maggior possibilità di ricrescita, le patologie oncologiche sono più rare; sembrerebbe un controsenso se non si comprende che il potenziale massimo di crescita è direttamente proporzionale alla massima capacità di regolazione dell’equilibrio tra la nascita di nuove cellule e la loro morte fisiologica (apoptosi). Maggiore è la potenzialità di rigenerazione, maggiore è la regolazione, minore è la ricrescita patologica.
La rigenerazione in un mammifero adulto deve essere indirizzata a potenziare il riequilibrio organico aprendo nuove frontiere alla terapia rigenerativa, mentre concentrarsi sulla ricrescita di un arto dopo l’amputazione è marginale e non fisiologico. Ripeto ancora che le cellule staminali non devono essere considerate mattoni, ma direttori d’orchestra, producono “rigenerazione” attraverso informazione e possiedono e distribuiscono frequenze fisiologiche oppure, senza possederle, le provocano per attivare la “regolazione”.
Faccio un esempio, se inoculo il sottosistema con cellule staminali autologhe attivate entro la lesione di un tendine nel cavallo non creo una rigenerazione, ma una crescita con probabile cicatrice tendinea che predispone ad alti rischi di recidive. Quando invece inoculo sottocute a contatto neuro-epidermico stimolo la rigenerazione, il tendine non ricresce, ma riproduce solo le fibre tendinee lesionate con una “rigenerazione equilibrata” che include anche ogni altra parte anatomica del tessuto lesionato. Le staminali inoculate producono informazione con attivazione di frequenze fisiologiche e se nella terapia si associano apparecchiature laser o oscillatori produttori di campi elettromagnetici fisiologici, le cellule possono regolare l’azione dei dispositivi “naturalizzandola” e amplificandone l’azione terapeutica.
L’effetto del “sottosistema” su una patologia ortopedica può essere esteso anche a patologie sistemiche più gravi come quelle neurodegenerative con l’attivazione delle staminali pluripotenti già fisiologicamente presenti nel sangue che hanno la capacità di mantenere un equilibrio attivo (l’equilibrio statico è proprio dell’entropia e della malattia, quello dinamico della vita).
Mickie Bathia ed i suoi colleghi hanno pubblicato nel 2019 il lavoro:
“Human Pluripotency Is Initiated and Preserved by a Unique Subset of Founder Cells” (Mio Nakanishi, Ryan R. Mitchell, Yannick D. Benoit, Tony J. Collins, Andras Nagy, Mickie Bhatia) dove si rivela la scoperta di una popolazione di cellule staminali fino ad ora sconosciuta che sono state definite “cellule staminali fondatrici”. Sono cellule staminali pluripotenti che presentano proprietà distintive tipiche delle cellule primitive dell’endoderma embrionale (NCAD, IGF1R, TRA-1-60, e SSEA3) e che in vitro si dispongono specificamente in un cordone che circonda le altre cellule staminali. Queste cellule, che sembrano essere esclusive dei primati, hanno una funzione non ancora ben nota, ma pare che siano esse a portare il messaggio di pluri-potenzialità e a regolare la “staminalità” delle altre cellule indirizzandole nella differenziazione nelle diverse linee cellulari.
Il sottosistema delle staminali del sangue non è un blastema generativo come quello della ricrescita della zampa della salamandra, ma un network di informazione idoneo ad intensificare la luce di tutte le staminali pluripotenti già presenti nel sangue ed attivare tutti i fattori che contrastano le malattie e conservano la salute. L’inoculazione locale o sistemica del “sottosistema” in dose unica o ripetuta più volte a basso dosaggio in diversi cicli ha metaforicamente la funzione di riattivare l’elettricità dopo un calo di corrente. “Esistono tanti piccoli fanali nel sangue (le staminali fondatrici) che illuminano ogni strada, ogni sentiero che percorrono le cellule dell’organismo ed in modo olografico apportano luce e coerenza al network organico. Alla salute ed alla gioventù è legata un’illuminazione abbagliante, ma quando la forza delle staminali circolanti si affievolisce e le luci perdono di intensità calano le ombre e non tutte le strade vengono riconosciute. Avviene così che nelle parti più deboli e sensibili di un organismo insorge la malattia.”
Le staminali fondatrici del sangue saranno presenti anche al di là della barriera ematoencefalica, per cui l’informazione che si propaga attraverso campi elettromagnetici e frequenze fisiologiche, può raggiungere ed aumentare l’intensità di luce di queste cellule.
Nel “sottosistema” le cellule deprogrammate in modo da riattivare tutto il loro patrimonio genetico non sono i globuli rossi come nel blastema della salamandra, quanto cellule della linea bianca, più affini al sistema psico-neuro-endocrino-immunitario. Il Parkinson, la demenza senile, l’Alzheimer, l’infarto, l’ictus sono tutte patologie diverse che hanno però un denominatore comune: la carenza di energia vitale, frequente in età avanzata, che rende poco efficienti le staminali che si trovano nella corrente sanguigna e che hanno un ruolo organizzativo/informativo fondamentale. Il “sottosistema” le riattiva mostrando un’azione terapeutica su patologie sistemiche e soprattutto sulla prevenzione in senso lato, mostrandosi come punta di diamante nella terapia anti-age.
Poiché abbiamo visto che l’azione rigenerativa è legata al sistema nervoso autonomo sensoriale solo staminali pluripotenti che possono reagire con esso hanno un valore rigenerativo effettivo facendo fare alla terapia il salto che tutti ci siamo sempre augurati che avvenisse: una profonda e semplice azione curativa nella clinica pratica di ogni campo della medicina.
L’azione di queste cellule nell’uomo ha anche un’azione attiva sulla coscienza e sull’intelligenza e quando verrà usata come terapia preventiva anti-age farà fare un passo avanti all’umanità spostandone il punto di percezione e creando uomini più liberi, meno legati all’ego…. sarà finalmente la volta buona che ridimensioneremo il flagello della “guerra”.
Come ho detto per usarlo nella pratica clinica dobbiamo trovare un modo per introdurre questa terapia superando le restrizioni legislative. Come questi limiti imposti cercano di arginare ogni nuovo sbocco terapeutico, sono anche un’incredibile stimolo per trovare continuamente nuove soluzioni per aggirarli e realizzare una terapia sempre più fisiologica. Ecco che vi ripropongo la soluzione precedente perché vi diventi più chiara, ma questa volta amplificata. Un prelievo di sangue con la sua componente minima di staminali fondatrici-pluripotenti, se pervaso da infinitesime frequenze rigenerative con aggiunta di nuovi elettroni forniti dalla miscela ossigeno/ozono, potrebbe avere un effetto rigenerativo simile a quello del “sottosistema di staminali usato in veterinaria. Ma aggiungiamo ancora qualche altra cosa a questo nuovo protocollo terapeutico e prepariamo il “sottosistema” e non lo inoculiamo producendo un effetto rigenerativo bio-fisico a distanza, sfruttando le nuove conoscenze di fisica teorica e non interferendo con le regole imposte dal Sistema. E se inoltre si trasferissero le frequenze del sottosistema su una piastrina con circuiti integrati, e questo chip, preparato ad personam, venisse “indossato” dal paziente, quanto ancora potremmo potenziare l’effetto rigenerativo?
Questo nuovo protocollo rigenerativo avverrebbe nel completo rispetto della legislazione attuale, fondato sulla Risonanza e l’Entanglemet che sono realtà appurate dalla fisica teorica unite alla teoria del minimo stimolo.
Quindi è ipotizzabile che un trattamento ripetuto per più giorni e in più cicli con sangue ozonizzato e potenziato dalle frequenze, unito all’Entanglement ed al chip potrebbe dare gli stessi effetti del sottosistema di staminali da sangue de-programmate in vitro senza superare le limitazioni che la Medicina ha posto.
Se l’obiettivo di Becker era far ricrescere un arto in un mammifero e vi si adoperava rendendo stabili i campi elettromagnetici rigenerativi con l’introduzione nel corpo di metalli come l’argento, il nostro è agire su ogni forma di malattia mantenendo o ripristinando, cioè “regolando”, l’equilibrio energetico attivo che ordina le funzioni vitali.
Se analizzate superficialmente ciò che ho scritto potreste convincervi di poter ottenere sempre una guarigione, ma è ovvio che non si può mai guarire definitivamente perché tutti un giorno moriremo, ma possiamo usare questo sistema per migliorare la nostra qualità di vita e prevenire o posticipare le malattie. Già secoli fa Ippocrate aveva spiegato l’essenza del goal terapeutico. “ La malattia non è un’entità, ma una condizione fluttuante nel corpo del paziente, una battaglia tra la sostanza della malattia e la naturale tendenza alla autoguarigione del corpo.”(Ippocrate) Il sottosistema delle staminali del sangue o il suo “surrogato” che vi ho appena spiegato, sono l’arma che possiamo usare per stimolare la tendenza all’autoguarigione, quindi valida nella prevenzione e per ogni forma patologica ancora reversibile..
Nel suo lavoro Becker ammise che le prospettive per la rigenerazione completa degli arti negli esseri umani sembrava molto debole, ed allora casualmente indirizzò le sue ricerche alla rigenerazione nelle patologie cardio-vascolari.
Un tritone è così piccolo che non si può agire con un ago in una vena e per ottenere un campione di sangue bisogna anestetizzare l’animale, aprire il petto, tagliare il suo cuore in due, estrarre il sangue con una pipetta. Una assistente di Becker che si occupava di questo un giorno gli chiese, “Che cosa accadrebbe se ricucio questi animali?” Becker rispose che con il cuore distrutto, sarebbero morti in pochi minuti, con o senza suture, per la mancanza di ossigeno al cervello. Infatti i libri di testo riportano che il cuore non è in grado di riparare ferite importanti e che l’animale muore molto prima d qualsiasi riparazione.
La sua tenace e curiosa assistente ricucì tre tritoni e dopo una settimana li mostrò a Becker in perfetta salute! I tritoni, anestetizzati e sezionati mostrarono cuori perfettamente normali, senza alcuna evidenza di essere mai stati danneggiati. Fino ad allora la rigenerazione del cuore sembrava limitata a lesioni molto piccole con tempi di diverse settimane (anche nella salamandra) e nessuno avrebbe immaginato che mezzo cuore potesse ripristinare l’altra metà in poche ore. I vetrini mostrarono un tipo di rigenerazione senza precedenti…in due ore e mezzo si era formato un blastema senza che ci fosse prova di de-differenziazione o mitosi delle cellule muscolari. Era accaduto che la massa di cellule primitive era prodotta drammaticamente e solo dal sangue (non dal midollo, così Becker stava convergendo la sua ricerca verso le evidenze ottenute con il sottosistema di cellule staminali ottenute da sangue).
Come nella salamandra la “rigenerazione costruttiva” era attribuita alla trasformazione dei globuli rossi che si de-differenziavano in cellule primitive ameboidi per poi ri-differenziarsi in nuovo muscolo cardiaco, nel frattempo, il tritone era sopravvissuto attraverso l’assorbimento di ossigeno disciolto in acqua attraverso la sua pelle ed il suo cuore dopo un giorno era indistinguibile da un cuore illeso. Perché Becker aveva visto una super rigenerazione nel tritone, mentre altri ricercatori hanno trovato solo una piccola risposta ed una lenta guarigione nel cuore di salamandra?
La risposta era questa, solo danni di notevoli dimensioni ed estensioni scatenano la potenza delle cellule. Nonostante le osservazioni di Becker sul cuore di tritoni siano state confermate dalla University of Michigan dall’anatomista Bruce Carlson nel 1978 e da Phil nel 1979, con l’utilizzo del microscopio elettronico, il fenomeno era talmente incredibile che la maggior parte dei biologi continua a priori ad ignorarlo e non accettare la rigenerazione del cuore.
Dalle scoperte di Becker traiamo notevoli informazioni utili alla nostra “diversa” terapia rigenerativa che non è “costruttiva” come la intende Becker, ma “correttiva”. Infatti le patologie cardiache che prendiamo in considerazione sono quelle vascolari, neurologiche ed in senso lato degenerative e con l’inoculazione del sottosistema nelle giunzioni neuro-epidermiche ci prefiggiamo di trasmettere informazioni di ripristino della normalità anatomica e fisiologica. I risultati dipendono dalla reversibilità, dall’ampiezza delle lesioni, dall’età e dallo stato di salute generale dell’organismo trattato. Usando staminali autologhe possiamo trattare anche patologie cardiache a predisposizione genetica allungando i tempi di sopravvivenza e la qualità di vita. Questo è il goal che ci siamo proposti con la dottoressa Castellitto, alta esponente della cardiologia veterinaria. Le esperienze di Becker e le nostre dimostrano che il repertorio potenziale delle cellule viventi è enorme ed il loro potere di guarigione è molto maggiore di ciò che si possa immaginare.
La paralisi spinale è il più devastante degli infortuni e anche uno dei più comuni infatti colpisce milioni di persone. Le prospettive di guarigione in molti casi sono scarse e si pensava non ci fosse soluzione perché si era convinti che il sistema nervoso centrale umano non avesse capacità rigenerative. Solo se una parte del midollo spinale rimaneva integra vi era un possibile recupero con la terapia fisica.
Con il fatto che è stato provato che invece le cellule nervose si possono rigenerare è nata la speranza di ristabilire i collegamenti corretti attraverso la sezione danneggiata e quindi restituire l’uso delle mani, gambe, organi sessuali ed escretore, muscoli respiratori ed il senso del tatto per tetraplegici e paraplegici.
Il sistema nervoso in realtà consistei più di cellule peri-neurali che di neuroni. Fino a poco tempo fa le cellule peri-neurali erano considerate solo un ” tessuto di imballaggio “, il cui unico compito era quello di isolare e sostenere i neuroni. Ora sappiamo che hanno un ruolo fondamentale nel produrre sostanze nutritive per i neuroni e che contribuiscono a controllare la velocità dell’impulso elettrico ed inibirne la diffusione casuale nel cervello. Sono importanti nella conduzione delle correnti, comprese quelle idonee alla rigenerazione, legate così alla guarigione ovunque si manifesti, anche nei tessuti più periferici.
Le fibre nervose periferiche possono ricrescere, altrimenti perderemmo la sensazione ogni volta che ci tagliamo un dito, mentre i neuroni e le loro fibre nel sistema nervoso centrale non possono farlo perché qui ogni nervo reciso viene intrappolato in un tessuto nervoso chiamato neuroma.
Abbiamo capito che la ricrescita dei nervi periferici nella salamandra è molto più efficace perchè è collegata a particolari frequenze rigenerative che questo anfibio produce; pensare di usare le stesse frequenze negli esseri umani potrebbe facilitare la rigenerazione di fibre nervose. In un rapporto del 1974 di David H. Wilson è stato evidenziato che campi elettromagnetici hanno accelerato il recupero della funzione dell’arto nei ratti dopo danni ai nervi periferici, ma l’effetto non è ancora stata provato per gli esseri umani. Se questi risultati fossero confermati potremmo presto far crescere i nervi periferici oltre il loro limite di 1 centimetro anche nell’uomo.
Le fibre periferiche però sono diverse da quelle del midollo spinale dell’uomo, per queste ultime non si realizza alcuna riconnessione anche per distanze di millimetri. Tuttavia, nella maggior parte di queste lesioni muoiono realmente pochi neuroni. Ciò significa che la maggior parte delle cellule del midollo nella zona della ferita sono ancora vitali.
Nelle lesioni spinali gli archi riflessi rimangono intatti e sono più forti del normale perché i neuroni periferici sono separati dall’influenza regolatrice del cervello, infatti nei paraplegici le ossa rotte guariscono in metà del tempo perché è più attiva l’innervazione sensoriale epidermica, qui la comunicazione tra cervello e colonna vertebrale è stata interrotta, mentre quando si tagliano i nervi periferici eliminando la connessione, una frattura guarirà molto lentamente.
Però le fibre spinali si riconnettono in alcuni animali, in particolare nei pesci rossi e, naturalmente nelle salamandre. Jerald Bernstein, un neurofisiologo della George Washington University Medical School, scoprì che un pesce rosso di un anno di vita rigenera quasi tutti i danni spinali, questa capacità si riduce di circa il 70 per cento a 2 anni e del 50 per cento a tre. Bernstein scoprì che c’è un periodo critico in cui la ricrescita deve essere completata altrimenti fallirà, infatti bloccò la rigenerazione mettendo del Teflon tra i monconi dei nervi spinali e solo quando l’attività cellulare terminò rimosse le barriere, ma non avvenne nessuna rigenerazione. Tagliò allora una piccola parte delle estremità dei due monconi producendo una lontananza ancora maggiore e vide che le cellule ricominciarono il processo rigenerativo da zero, portando il pesce a guarigione.
Questo ci fa pensare che se riuscissimo ad estendere queste capacità del pesce rosso alle cellule umane anche lesioni spinali di lunga data potrebbero essere risolte.
Quale è la differenza tra pesci rossi e mammiferi nel ripristino di lesioni spinali? Per comprenderlo dobbiamo capire bene le differenze di risposta dopo la lesione.
Un danno nel midollo crea istantaneamente uno stato di shock spinale, durante il quale tutta l’attività neuronale è profondamente depressa. L’interessante è la durata dello shock; nei pesci rossi dura pochi minuti, ma può durare per più di una settimana in quelli vecchi, nei mammiferi ci vuole ancora più tempo e si arriva a sei mesi negli esseri umani.
Becker scoprì che l’area ferita si rivela elettricamente fortemente positiva durante lo shock spinale e il flusso di corrente cessa in tutto il nervo interessato e nei nervi periferici derivanti dalla parte sottostante al trauma. Quando lo shock si risolve appare un costante aumento di potenziale negativo a cui corrisponde crescita di cellule ependimali e fibre nervose. I modelli di shock e le polarità elettriche sono correlate, non solo con l’attività delle cellule, ma con il risultato finale di un successo o un fallimento nella rigenerazione. Come nella maggior parte dei casi, i potenziali positivi sembravano inibire un’attività cellularr costruttiva, mentre quelli negativi la favorivano. Sembra quindi che la prolungata positività elettrica da shock spinale è il principale ostacolo per la riparazione del midollo umano. Per cui bisognerebbe modificare la polarità e sostituirla con un potenziale negativo. Vecchie ferite in cui lo shock spinale è terminato potrebbero richiedere valori differenti di corrente, così come la rimozione chirurgica della cicatrice e delle cisti. In futuro potrebbe essere importante introdurre una nuova metodica di micro-chirurgia che riattiva i monconi nelle lesioni vecchie, seguita dall’introduzione di frequenze rigenerative corrette attraverso il nuovo protocollo, oppure intervenire immediatamente dopo il trauma con frequenze e sottosistema.
Per Becker la manipolazione elettrica dello shock spinale doveva essere testata e approfondita perché per lui era forse l’unico modo per risolvere questa tragedia, oggi, con l’introduzione del sottosistema, abbiamo ulteriore speranza per tentare una rigenerazione nell’uomo
Anche dopo le lesioni cerebrali si verifica una stessa forma di shock, chiamata depressione diffusiva di Leao, che parte dal sito del danno e rende elettricamente positiva l’intera corteccia e tutti i neuroni. Alla luce del fatto che salamandre e pesci rossi sono in grado di sostituire gran parte del cervello, si potrebbe usare uno stratagemma simile a quello usato per ottenere una rigenerazione negli arti del ratto, imitando il loro segnale elettrico e inducendo la rigenerazione del cervello in animali normalmente non dotati di tale capacità. Quindi la stimolazione elettrica e una corrente fisiologica rigenerativa chiamata arbitrariamente negativa, potrebbe aprire la strada dell’auto-riparazione del cervello umano.
Il recupero di ferite da ictus ci ha insegnato molto tempo fa che il cervello ha una grande plasticità, cioè può riorganizzarsi in modo che alcune regioni possono assumersi i compiti in precedenza eseguiti da parte delle cellule perdute (supplementazione) e in alcuni lavori è stata provata l’utilità di staminali mesenchimali, figuriamoci quelle del sottosistema autologo…. In futuro sarà inimmaginabile cominciare una terapia per l’ictus senza usare le staminali del sangue. Non è invasiva, è rapida e non ha bisogno di laboratori e manipolazioni complicate.
Geoffrey Raisman del Laboratorio di Neurobiologia di Londra ricordò ai suoi colleghi: “… Non esistono leggi immutabili in relazione alle possibilità di riparazione del sistema nervoso.”
Alla fine è ovvio e anche troppo facile supporre che “il naturale è il migliore.” Ed il sistema di Becker a bassa corrente potrebbe corrispondere a verità, ma quando inserisce elettrodi in un osso è di per sé un atto contro natura, mentre con il protocollo terapeutico del sottosistema potremmo essere molto meno invasivi e molto più coerenti alle leggi della Natura.
CANCRO, FREQUENZE E MEDICINA RIGENERATIVA
Nei miei libri ho più volte parlato del tumore, una patologia multifattoriale ed interconnessa che porta a interpretazioni, riflessioni e terapie diverse. L’ampliamento della conoscenza dei fenomeni che provocano e governano il cancro con nuovi punti di vista sono la premessa di una sintesi costruttiva tesa ad arrivare alla soluzione che oggi manca.
Come ho già detto gli scienziati sono alla ricerca di particelle oncogene da cui parte il tumore, geni normalmente soppressi (proto-oncogeni) che possono essere riattivati quando altre condizioni del corpo si alterano. Questi fenomeni avvengono frequentemente nel nostro organismo, ma vengono disattivati da un efficiente sistema psico-neuro-endocrino-immunitario correlato ad una buona “energia vitale”, altrimenti saremmo tutti colpiti dal cancro dall’infanzia.
Tre sono i criteri per capire almeno in parte il tumore.
Per primo dobbiamo sapere che la malattia non nasce da un germe alieno, ma da una cellula che prima era normale e poi per causalità molteplici ed interconnesse diviene cancerosa.
Il secondo criterio è il tasso di crescita. Le cellule tumorali si moltiplicano selvaggiamente contrariamente alla lenta mitosi attentamente controllata delle cellule normali. Il tumore non rispetta le “leggi di confine” dei tessuti normali ed invade imperialisticamente i suoi vicini, le sue cellule si rompono, passano nel sangue e creano colonie metastatiche in tutto il corpo.
Il terzo punto è la priorità metabolica del tumore, infatti prende avidamente la miglior parte di tutti i nutrienti che circolano nel sangue e la parte sana del corpo ottiene solo ciò che rimane.
I tumori si diffondono e crescono, consumano tutto il cibo a disposizione e il padrone muore.
A questo punto siamo in grado di fare un’osservazione cruciale. La velocità mitotica e la priorità metabolica sono due delle caratteristiche delle cellule embrionali che però nella loro crescita rapida, a differenza delle cellule tumorali, “regolano” se stesse perché possiedono auto-controllo.
Potremmo dire che le cellule tumorali sono aggressive, prepotenti ed egoiste, mentre quelle embrionali convivono pacificamente con l’organismo che le ospita e sono altruiste infatti ogni madre è più bella e luminosa mentre porta a termine la gravidanza.
È vero che embrione e tumore si somigliano, ma è importante tenere a mente questa differenza: anche se contenuto all’interno del corpo della madre, l’embrione è un organismo completo e il controllo e la “regolazione” della sua crescita proviene da lui stesso e non dall’adulto che lo ospita e da cui proviene.
Anni fa in Svizzera, G. Andres ha studiato questa relazione impiantando embrioni di rana in vari tessuti del corpo di rane adulte. Ogni volta che l’ospite non si è limitato a respingere l’innesto, l’embrione è degenerato in metastasi di un tumore altamente maligno. In questo caso le cellule dell’ospite influivano e modificavano le regole delle cellule embrionali che perdevano il controllo… era l’ospite ad agire sull’embrione provocandone una crescita abnorme. La crescita embrionale normale, proveniente dalla convivenza tra madre e feto, è sostituita dalla guerra tra ospite ed invasore. Così, quando si usano cellule staminali embrionali in terapia, si ottengono circa gli stessi effetti conflittuali/patologici.
Dunque “crescita e rigenerazione con controllo” appartengono all’embrione, man mano che l’individuo diviene adulto e poi anziano il controllo è meno lucido (anche per carenza di energia vitale) e aumenta la possibilità di avere un tumore. Nella scala evolutiva il controllo della crescita è meno complesso in animali poco specializzati, per cui è facile mantenere il controllo anche quando divengono adulti, quindi ci sono meno possibilità di sviluppare un tumore, infatti le salamandre, che sono forse le meno specializzate di tutti i vertebrati terrestri, hanno un’enorme capacità rigenerativa e sono quasi esenti dal cancro.
L’elemento “controllo” della crescita e della rigenerazione è più presente negli embrioni, nei bambini piccoli e negli animali meno evoluti ed infatti in questi organismi le patologie oncologiche sono rare.
Tiriamo le prime conclusioni:

  • la miglior auto-regolazione di crescita si ha nell’embrione;
    -negli organismi meno specializzati il controllo è più semplice per cui si ammalano raramente, guariscono e si “rigenerano” rapidamente
  • negli animali evoluti il controllo è più complesso e, quando con l’età l’energia vitale si affievolisce, si manifestano malattie anche gravi.
    Se dovessimo intraprendere la Parigi-Dakar e la nostra autovettura avesse un guasto in mezzo al deserto, sarebbe più facile ripararla se avesse un motore diesel basico come quello della salamandra o un motore iper-potente pieno di centraline come quello umano?
    Nella mia esperienza veterinaria i tumori nel cavallo sono più rari e rispondono meglio alle terapie rispetto al cane. Questo non può dipendere solo dal fatto che uno è erbivoro e l’altro è carnivoro, ma la risposta è anche nella scala di evoluzione. La capra, che è meno evoluta del cavallo, ha ancora meno patologie oncologiche e trovarne la spiegazione in alcuni batteri del suo intestino è limitativo, infatti arricchire il microbioma con quello di capra non ha dato i risultati sperati nei malati oncologici.
    Torniamo però agli esperimenti di Becker sugli anfibi dove si è visto che per indurre tumori nella salamandra in laboratorio è richiesto molto impegno, mentre è facile indurre diversi tipi di cancro nelle rane adulte che hanno corpi più specializzati e rigenerano molto poco.
    Nel 1948 Meryl Rose dello Smith College in Massachusetts decise di verificare se l’ambiente di un arto rigenerante di salamandra prodotto dallo sviluppo del blastema poteva controllare le cellule primitive del cancro.
    Prese pezzi di un tipo comune di tumore del rene nelle rane e li trapiantò agli arti di salamandre. Questi tumori uccidono rapidamente gli animali quando si diffondono in modo incontrollato. Tuttavia, quando Rose ha amputato la gamba appena sotto o attraverso la malignità è seguita una rigenerazione normale, si è formato il blastema e le cellule tumorali si sono de-differenziate completamente.
    Infatti si è visto che quando il nuovo segmento di arto è cresciuto, le ex cellule tumorali della rana si de-differenziavano in modo simile a quello che succedeva nel blastema. Cioè per la rigenerazione dell’arto le cellule normali devono tornare indietro e si forma il blastema, così anche le cellule tumorali della rana, coinvolte e stimolate nel processo rigenerativo, tornano indietro e si de-differenziano divenendo normali.
    Le cellule della rana hanno nuclei più piccoli di quelli della salamandra per cui facilmente distinguibili e gli studi al microscopio hanno mostrato muscolo di rana mescolato con muscolo di salamandra, cartilagine di rana inserita in cartilagine di salamandra, e così via senza tracce di cancro.
    Questo esperimento è monumentale ed importantissimo e dimostra l’esattezza dell’ipotesi di Rose cioè : il sistema che controlla la rigenerazione potrebbe controllare il cancro.
    Purtroppo ai tempi del lavoro di Rose la biologia era ancora saldamente ancorata all’ anti de-differenziazione e le sue idee sono state in parte ridicolizzate ed in parte ignorate. Questa visione ha frenato la ricerca sul cancro per decenni per il dogma implicito che “ le cellule non possono più tornare indietro”, la carcinogenesi come la differenziazione, è irreversibile: una volta che una cellula è divenuta cancerosa rimane per sempre una cellula tumorale.
    Finché questo punto di vista fu considerato verità assoluta, l’unico modo possibile per curare il cancro era quello di tagliare o uccidere con la chimica e con i raggi le cellule cancerose, con il tragico risultato di un modesto incremento nel tasso di sopravvivenza.
    La chirurgia funziona… e non sempre, solo contro i tumori che non si sono ancora diffusi, la radioterapia distrugge tutti i tessuti e la chemioterapia non fa differenza tra cellule maligne e sane e tende a preservare le staminali cancerogene, anche la nuova terapia biologica mirata, da DNA ricombinante, ha molti limiti e frequenti effetti collaterali metastatici. La medicina si è indirizzata verso terapie sempre più feroci nella lotta contro il cancro e stiamo precipitando in una sorta di sindrome del Vietnam: per distruggere i nostri nemici, stiamo uccidendo i nostri amici.
    Diciamo che la terapia del tumore dovrebbe essere indirizzata alla “de-programmazione” delle cellule tumorali ottenendo una “ri-regolazione”…. un “ritorno alle origini”.
    Vi anticipo che non ho trovato una soluzione per il cancro, ma negli animali ho ottenuto miglioramenti e per fare continui passi avanti si deve aumentare ogni giorno la conoscenza dei fattori che portano al tumore e delle loro interconnessioni. Inoltre dobbiamo ricordare che in Natura non c’è niente di ripetibile per cui ottenere un risultato di guarigione in una patologia grave non è la regola .
    Per cui il compito dei ricercatore sarà acquisire nuove conoscenze e unire i puntini… anche se possono essere distanti e sembrare contrastanti.
    È ovvio che la caratteristica primaria di ogni patologia tumorale è la diminuzione dell’energia vitale, ma agire solo su questa con la terapia del sottosistema delle staminali del sangue può avere effetti significativi nella prevenzione, ma non basta da sola, nel suo “protocollo basic” usato per le altre patologie, alla normalizzazione di cellule “impazzite”.
    Becker aveva scoperto che la rigenerazione non può avvenire senza lo stimolo e il controllo dei nervi, per cui ci si dovrebbe aspettare che proprio i nervi esercitino una certa azione di controllo sul cancro.
    Già nel 1920 diversi sperimentatori hanno impiantato tumori in aree denervate e, senza eccezione alcuna, il cancro si è radicato meglio ed è cresciuto più velocemente rispetto ai controlli con i nervi intatti.
    I primi lavori su questo punto furono criticati per il fatto che la de-nervazione potrebbe aver ridotto l’efficienza del sistema circolatorio e questo deficit avrebbe potuto migliorare la crescita maligna. Poi, a metà degli anni 50 tecniche più sofisticate hanno confermato che l’assenza di nervi accelera la crescita tumorale, mentre le variazioni di afflusso di sangue non hanno alcun effetto significativo.
    A confermare le conclusioni di Rose, che i fenomeni che provocano la rigenerazione possono controllare il cancro, furono gli esperimenti di F. Seilern-Aspang e K. Kratochwil del Cancer Research Institute in Austria nel 1962 e 1963. Anche questi due ricercatori lavorarono su salamandre, ma invece di impiantare cellule tumorali di rana hanno indotto il cancro alla pelle con ripetute applicazioni di sostanze chimiche cancerogene perché indurre il cancro nelle salamandre è un’impresa difficile.
    Hanno applicato così la sostanza cancerogena alla base della coda, il tumore primario si è formato in loco e le metastasi sono apparse a caso nel resto del corpo. Si è poi amputata la coda, lasciando intatto il tumore primario, questa neoplasia scomparve con la ricrescita della coda.
    Gli studi cellulari hanno dimostrato che le cellule non sono morte o degenerate ma a quanto pare tornate ad essere cellule di cute normale; inoltre, tutte le metastasi sono scomparse come se fossero gestite e controllate a distanza dal tumore principale. La salamandra ha ottenuto una nuova coda e nessun tumore.
    Tuttavia, se il tumore primario era in un punto lontano dall’amputazione della coda questa azione non ha alcun effetto sul cancro e, anche se la coda si rigenera, il tumore primario e le sue diramazioni progrediscono e l’animale muore. Per cui era evidente che la regressione del tumore dipendesse dal processo rigenerativo.
    Questa ricerca, in combinazione con quella di Rose, indica che la rigenerazione innescata in una zona immediatamente prossimale ad un tumore primario può farlo regredire ritornando al tessuto normale, se invece è lontana questo non avviene. È interessante considerare che, dopo che le cellule tumorali si sono de-programmate in sane, le metastasi spariscono come se fossero state sempre legate alla loro sorgente attraverso informazioni a distanza. Facciamo un esempio: una farmaceutica produce un vaccino polivalente per i bambini e dopo averlo prodotto lo cede a distributori che vivono solo del commercio di quel farmaco; se in seguito fosse provato che quel vaccino provochi l’autismo in un’alta percentuale dei vaccinati, le cause miliardarie fatte dai genitori dei bambini colpiti farebbero fallire la farmaceutica ed istantaneamente anche i distributori sparirebbero.
    La regressione delle cellule cancerogene è legata ad un processo rigenerativo nelle immediate vicinanze del tumore maligno dove attua cambiamenti di frequenza e coinvolge il sistema nervoso nelle giunzioni neuro-epidermiche.
    Abbiamo riportato fin qui delle scoperte che ci fanno acquisire altre conoscenza nel nostro cammino verso la de-programmazione delle cellule tumorali:
    -il blastema, come il sottosistema, è formato da cellule primitive che producono nuova energia vitale e rigenerazione,
  • il processo rigenerativo cambia la polarità della frequenza fisiologica
  • il sistema nervoso autonomo sensoriale si attiva nella giunzione neuro-epidermica localizzata nelle vicinanze del tumore.
    A prescindere da tutte le altre terapie che agiscono sulle cause oncologiche a cui accennerò in seguito, è arrivato il momento di ripetermi per essere più chiaro e fare una prima congettura sulla quale potrebbe prendere forma il nuovo sentiero terapeutico che conduce alla soluzione del tumore e ad eliminare la sofferenza che ne consegue.
  • la rigenerazione ed il blastema influiscono sul cancro,
    -il sottosistema, di composizione simile al blastema, genera nuova energia vitale,
    -le cellule tumorali che producono il cancro sono le staminali cancerose che mal rispondono alla chemioterapia
    -l’ibridazione di due colonie di staminali, cancerose e sane, porta sempre alla formazione di colonie sane, quindi alla fine di tale processo le staminali cancerose risultano de-programmate
    -importante è far interagire il nucleo rigenerativo, quella punta di spillo ricco di staminali progenitrici, con le terminazioni neuro-epidermiche vicine al tumore primario.
  • la chemioterapia ha significato solo nel momento che un tumore è attivo perché ne blocca la crescita, se il tumore è in quiescenza ed il paziente è in fase di remissione l’oncologo non può far altro che aspettare che le mitosi oncologiche ripartano per ricominciare con la chemio e ogni recidiva tumorale sarà sempre più grave perché ogni volta aumenteranno le staminali cancerogene che sono resistenti alla chemioterapia.
    Da queste considerazioni potremmo azzardare un protocollo terapeutico di questo genere:
    Per contrastare la prima causa oncologica che è la carenza di energia vitale, si può fare un trattamento con il sottosistema con le staminali del sangue autologhe per via sistemica per una volta ad alto dosaggio e poi dosaggi bassi e continuativi perché l’energia vitale venga ripristinata e non scenda mai sotto un certo limite.
    Altro approccio in concomitanza è l’inoculazione del sottosistema localmente nelle terminazioni neuro-epidermiche del tumore primario.
    Naturalmente questo approccio può essere associato alla chemioterapia ed il sottosistema avrebbe anche la possibilità di inibirne gli effetti collaterali, ad esempio prevenendo la caduta dei capelli che è l’effetto collaterale più evidente anche se non il più grave.
    Potrebbe succedere però che nonostante la chemioterapia e le staminali autologhe del sottosistema il tumore continui a crescere… ed allora cosa si potrebbe fare?
    Nel tumore assistiamo alla convivenza armata tra due organismi, quello tumorale e quello dell’ospite. Le cellule staminali autologhe sane dovrebbero prevalere su quelle cancerose, ma l’organismo ospite ha stabilito con il cancro una tregua armata accettando un compromesso che gli permette la sopravvivenza.
    Allora potremmo inoculare in un tumore primario staminali allogeniche di un individuo sano e giovane, sia all’interno della massa che nelle terminazioni neuro-epidermiche intorno al tumore, potremmo così stabilire un conflitto di informazione ed una guerra tra due organismi che non hanno tra loro alcuna relazione o patto di convivenza all’interno dell’ospite, con il risultato di ottenere cellule sane dall’ibridazione delle staminali cancerogene e delle staminali allogeniche per de-programmazione. Ottenuto questo risultato andrebbe fatta seguire una terapia continuativa con il sottosistema autologo ed il chip con le frequenze delle staminali autologhe che eviterebbe il Graft Versus Host Disease prodotto da cellule allogeniche ed avrebbe un’azione preventiva sulle ricadute mantenendo alta l’energia vitale.
    Una caso di carcinoma della tiroide nel cavallo così trattato si è riassorbito completamente senza dare alcuna recidiva, mentre nel cane è ancora da provare e dovrebbe risultare più difficile.
    Il fatto che sia coinvolto nel cancro il sistema nervoso potrebbe mostrare che esiste una certa affinità tra il tumore e le malattie neurodegenerative.
    Molte patologie neurodegenerative hanno frequentemente una causalità scatenante infettiva come la sindrome di Lyme, provocata da centinaia di batteri tra infezioni e co-infezioni, che possono localizzarsi nel Sistema Nervoso Centrale dove il sistema immunitario è privilegiato e per questo meno efficiente. Questa condizione patologica del sistema nervoso può anche portare a disturbi del segnale con alterazione del sistema nervoso autonomo sensoriale e alterazione dei contatti neuro epidermici provocando il cancro.
    Questi batteri inibiscono l’efficienza del sistema immunitario che fagocita ogni giorno una elevata quantità di cellule con mutazioni oncogeniche evitando così il cancro, inoltre limitano la reazione febbrile con proliferazione di virus come gli Herpes che non possono crescere ad alte temperature, a tale proposito è stata riportata questa scaletta: sindrome di lyme, virus erpetico della mononucleosi, l’Epstein Barr, e infine linfoma.
    Poichè il cancro può quindi dipendere da un deficit del sistema nervoso è ovvio che tra le sue causalità ci possano essere problemi psicologici e persone con cattivi rapporti con i genitori, autocommiserazione, auto-disapprovazione, passività, un bisogno compulsivo di piacere e soprattutto l’impossibilità di uscire da una depressione dopo qualche evento traumatico come la morte di una persona cara o la perdita di un posto di lavoro hanno un alto rischio di sviluppare il cancro.
    Diversi medici hanno scoperto che si possono migliorare notevolmente i malati di cancro con il biofeedback, la meditazione, l’ipnosi, o le tecniche di visualizzazione. Tutto ciò senza parlare di Hammer che attribuisce al cancro solo motivazioni psicologiche.
    Purtroppo il cancro è una malattia che ha moltissime cause e comportarsi da unicisti in un senso o nell’altro non può permettere di arrivare ad una soluzione definitiva nella maggior parte dei casi. Per questo nel mondo stanno sorgendo cliniche dove la terapia del tumore è formata da molti approcci perché il paziente preferisce una sventagliata di mitra terapeutica rispetto al proiettile unico. Non si può curare il tumore esclusivamente con uno di questi approcci: vitamine, minerali, bicarbonato, funghi, erbe, antiparassitari, chelazione per metalli pesanti, antibiotici, dieta, chemioterapia, radioterapia, terapia immunitaria, terapia biologica, chirurgia, ozono, camera iperbarica, antibiotici, frequenze, termoterapia, laser, omeopatia, agopuntura, il ripristino del microbioma corretto, cellule staminali embrionali di zebrafish, aspartato di potassio, terapia psicologica, ipnosi, etc…., ma unendo molti di questi approcci. È facile per la medicina ufficiale demonizzare ogni altro approccio che non sia il “protocollo classico” perché il tumore ha molte possibilità di risultare fatale ed è facile colpevolizzare chi ha fatto una scelta terapeutica diversa. Stabilire che il protocollo classico unicista (chemio, radio, terapia biologica e chirurgia) sia l’unica strada da percorrere è contraddetto dai 200.000 morti di cancro ogni anno solo in Italia.
    Comunque a tutti questi approcci abbiamo deciso di aggiungere la medicina rigenerativa e il campo elettromagnetico fisiologico che ha frequenze altissime e onde infinitesimali.
    I pochi ricercatori che finora hanno provato ad usare l’elettricità contro il cancro hanno usato un approccio del tipo “uccidere il nemico”. Questo approccio non ha portato a risultati concreti e ha fatto concludere che elettrodi ad alta corrente potrebbero favorire la crescita di eventuali cellule tumorali preesistenti nel percorso elettrico ed infatti zone ad alto inquinamento elettromagnetico hanno maggiore percentuale di casi oncologici.
    L’osservazione che campi elettromagnetici intensi possano ritardare il cancro negli animali non è del tutto veritiera. Negli esperimenti che supportavano questa tesi l’intero animale è stato esposto al campo, non solo il tessuto oncologico, e il campo pulsante (come qualsiasi momento di campo magnetico variabile) induce una risposta di stress nell’animale e questo aumenta l’attività del sistema immunitario, che rallenta la crescita del tumore. Tuttavia l’effetto del campo indirizzato specificamente sul tumore stesso è accelerativo.
    Per quanto riguarda la connessione con i processi di rigenerazione, due esperimenti, in particolare, chiedono a gran voce di essere giudicati.
    Si dovrebbe provare a riprodurre l’ambiente “elettrico” che si ha nella rigenerazione intorno ai tumori usando elettrodi, chip o diodi o, come aveva fatto Lakovski che immergeva il paziente nei campi elettromagnetici fisiologici a basse intensità prodotti dal suo oscillatore, dimostrando la regressione di alcuni tumori. Ciò comporterebbe solo l’introduzione di piccole correnti a cui andrebbe aggiunta l’attivazione delle giunzioni neuro-epidermali vicine al cancro primario.
    Le correnti vitali sono insite nell’organismo ma sono anche prodotte da radiazioni che costantemente giungono sulla terra, le onde cosmiche, che hanno un ruolo di regolazione su ogni organismo vivente ed è da qui che partì l’intuizione di Lakovski. Le onde cosmiche hanno un ruolo rilevante sul sistema nervoso che è fondamentale per mantenere la salute e per la guarigione e potrebbe essere dimostrato e chiarificato da questa osservazione. Le tempeste magnetiche interferiscono e limitano la radiazione cosmica che raggiunge la terra, ed in concomitanza alle tempeste è stato notato un cambiamento neuro- psicologico in pazienti psichiatrici. Becker notò che durante le tempeste magnetiche negli otto ospedali psichiatrici che aveva monitorizzato c’erano stati ricoveri di oltre 28.000 pazienti contro i 67 avvenuti quando il campo magnetico era stabile.
    Naturalmente, una tale scoperta potrebbe servire solo come guida per ulteriori indagini, perché molti fattori possono determinare condizioni che portano una persona a ricercare un aiuto psichiatrico. Comunque tale studio è indubbiamente significativo per confermare che il normale campo elettromagnetico terrestre svolge un ruolo importante nel mantenere il controllo delle funzioni corporee nella normalità.
    Questo approccio con frequenze fisiologiche e sottosistema è in accordo con l’organismo, quindi più sicuro e speriamo anche più efficace. Riporto quel che afferma l’oncologo Ennio Di Bartolomei, “Il chirurgo può tagliare, rimuovere o riorganizzare i tessuti e cucire la ferita, ma solo il paziente può provocare la sua guarigione”. Dobbiamo trattare i tessuti con sicura ed abile dolcezza, e soprattutto non dobbiamo fare alcun male, perché noi non siamo altro che assistenti della Natura e la terapia rigenerativa con il sottosistema delle staminali del sangue ha questi requisiti.
    I libri di testo riportano le basi della medicina scientifica: anatomia, biochimica, microbiologia, patologia e fisiologia e ciascuna tratta un aspetto del corpo umano e delle sue caratteristiche, ma non possono dirci il come e il perché della guarigione.
    La frammentazione è stata finora l’unico modo di affrontare una complessità che sembrava schiacciante con la produzione di specialisti sempre più tali, mentre il nuovo paradigma dell’interconnessione porta ai “sintetizzatori”, ai i medici del futuro…. quelli che sapranno unire i puntini….
    L’assunto riduzionista volto a capire le parti, funziona per astronavi, computer o altre macchine complicate, ma non funziona nello studio degli esseri viventi, da cui la diffusa domanda di una medicina olistica per la vita.
    Il buon senso di questa visione è dimostrato dal fatto che la vita tollera molto male la frammentazione e in assoluto possiamo affermare che raramente si possono fare nuove scoperte da quello che abbiamo già frammentato, catalogato e capito. Metaforicamente la medicina si stà occupando di ogni singolo albero dimenticandosi della foresta.
    Ribadisco il concetto che la “volontà” di sconfiggere la sofferenza del medico influenza profondamente l’esito di molti trattamenti e porta al successo più la preoccupazione che mostra verso i pazienti e la fiducia del paziente verso di lui che non l’abilità tecnica. Consiglio sempre i miei collaboratori di non tentare di convincere i nostri clienti della bontà del nostro approccio, ma di lasciare scegliere quella che secondo loro è la miglior terapia per il loro animale.
    Da questo si deduce che l’effetto placebo è una vera e propria terapia perché si tratta di un effetto fisiologico della mente sul corpo, tanto reale quanto gli effetti del vento su un albero.
    Nella mia professione di medico veterinario mi sono accorto che ai libri di testo mancava un capitolo, quello dell’interconnessione che cerca di legare tutto l’insieme ed aiutare i medici a capire l’armonia dell’organismo che cercano di guarire. In questo libro ho cercato di dare risposta a queste domande:
    Che cosa unifica un organismo, rendendo ogni cellula asservita alle esigenze del tutto?
    Come avviene che tutto l’essere può fare cose che nessuno dei suoi componenti potrebbe fare separatamente?
    Ho provato a dare una risposta con un cocktail interattivo formato da fisica moderna, medicina rigenerativa, campi elettromagnetici e sistema nervoso.
    Non sono arrivato ad una conclusione perché la Natura è misteriosa ed infinita, ma mi sono adoperato per cercare di cambiare il punto di percezione dei medici più aperti affinchè usino e sviluppino queste mie idee per alleviare la sofferenza nel mondo e trasportare la terapia su nuovi binari.
    Il protocollo terapeutico attuale per malattie difficilmente curabili come la sindrome di Lyme, che è poi correlata ad ogni tipo di patologia, è stato ceduto alla società che detiene i brevetti delle staminali del sangue. Tale protocollo è usato da medici che ne hanno appreso il significato e cominciato a farne un uso eccellente. Purtroppo in medicina umana non può essere usato il sottosistema con le staminali del sangue, ma queste limitazioni mi hanno portato ad escogitare sistemi alternativi ed avveniristici come l’entanglement e le frequenze delle staminali registrate su un chip permettendomi di arricchire ancora il protocollo terapeutico in veterinaria e dando nuove possibilità conformi alle regole del Sistema in medicina umana. È successo un po’ come a Yogi, a cui il Signor Ranger vietava di rubare i cestini della merenda dei turisti, che continuava a trovare sempre nuovi ed ingegnosi espedienti per raggiungere l’obiettivo: un escamotage dopo l’altro per combattere l’autorità ed il Sistema quando va in conflitto con il senso di giustizia.
    L’INTERCONNESSIONE
    Gli argomenti che tratto nel libro sono la nuova medicina rigenerativa, la fisica teorica e la Sindrome di Lyme.
    Questi tre argomenti, che sembrano apparentemente senza punti in comune, hanno invece un unico denominatore che si oppone alle convinzioni su cui è impostato l’attuale Sistema della Medicina.
    Se mi seguirete le analogie tra i tre argomenti vi appariranno ovvi, ma andiamo per gradi.
    L’opposizione a qualsiasi nuovo paradigma della Medicina e a qualsiasi terapia “alternativa” è attribuita alle farmaceutiche… ma siamo sicuri che sia proprio così?
    A Giovanni Recordati nel 1938 produrre la Simpamina era costato relativamente molto poco, quindi una piccola azienda farmaceutica di quel tempo poteva essere a gestione familiare e la Recordati poteva sfruttare la genialità del suo fondatore. Oggi i costi sono diventati inaffrontabili per la maggior parte delle piccole aziende che falliscono o vengono assorbite dalle multinazionali farmaceutiche.
    Per ottenere la registrazione di un farmaco servono centinaia di milioni di euro e la proprietà del brevetto dura relativamente poco. Il denaro speso va al Sistema, all’Autorità, al Potere…. chiamatelo come vi pare, ed il percorso con cui i fondi passano dalle farmaceutiche al Sistema è una sperimentazione scientifica che non è più adeguata ai tempi. Se si verificano effetti collaterali, ogni responsabilità ed ogni risarcimento ricade sulla farmaceutica, mentre il Sistema non corre alcun rischio. Può succedere però che la posta sia così alta, come nei vaccini pediatrici, che ammetterne degli effetti collaterali significherebbe far collassare le multinazionali farmaceutiche uccidendo così le “galline dalle uova d’oro”. Per questo il Sistema fa terrorismo mediatico per nascondere che i casi di autismo negli USA negli ultimi anni sono passati da uno su 10.000 ad uno su 100… un problema che oggi tocca molte famiglie ed è solo la punta di un iceberg perché si sono verificate tante altre patologie infantili ad evidenza non così immediata. Se un padre, come altri mille, fosse certo che la malattia di suo figlio fosse causata dalla vaccinazione, rischierebbe tutti i suoi beni per intraprendere un’azione legale contro i responsabili.
    La sperimentazione di oggi è legata alle conoscenze superate della logica lineare della fisica di Galileo e Newton, non coerente alle nuove scoperte della scienza e fa strage di innocenti animali di laboratorio, ma è estremamente redditizia per il Sistema che per mantenerla attuale taccia di “non scientifico” e di “aneddotico” chiunque vi si opponga. Finora il Sistema ha assoggettato le farmaceutiche assicurandogli protezione e rientro economico, i medici con la minaccia della radiazione dall’Ordine ed i pazienti con un bombardamento mediatico. Non hanno però fatto i conti con la fisiologica evoluzione del Paradigma della Medicina che sta cambiando…. alcune Farmaceutiche si sono discostate dal Cartello come quella Indiana, molti medici rifiutano il condizionamento e si sono riavvicinati a cure che reputano più consone e i pazienti hanno preso coscienza di essere liberi di scegliere la terapia.
    La “Sperimentazione Logica-Lineare” è tesa alla ricerca dell’“omogeneità dell’indagato” e si oppone all’evidente eterogeneità che si manifesta in Natura, la malattia sperimentata è virtuale, infatti procede in un’unica direzione senza le naturali interconnessioni devianti, così può effettivamente essere disattivata da un solo fattore, il farmaco, che agisce e risolve in modo puntuale, ma altrettanto virtuale.
    La logica lineare studia il fenomeno “delimitato”, la scienza moderna studia il fenomeno “interconnesso”!
    Penso alla lotta che stà conducendo il mio collega Maurilio Calleri per impedire che il Sistema mieta spietatamente vite di animali innocenti per la sperimentazione affermando che “il fine giustifica i mezzi”. La battaglia di Maurilio sarà vinta solo quando sarà evidente che il Sistema usa “mezzi” solo per i suoi “fini” e verrà cambiato il paradigma su cui poggia. Per questo Maurilio sa che sono dalla sua parte e mi avrebbe voluto in una Commissione governativa indirizzata alla riforma della Sperimentazione, ma questa si farà solo se ci saranno governanti lungimiranti, consci della decadenza del Sistema e attenti al valore di “immagine” del nostro paese…. ma esistono ancora politici come Giolitti, Andreotti e Craxi? Figuriamoci se il Sistema attuale pensa di assegnare un ruolo decisionale a due sognatori come me e Maurilio…. Eppure se l’Impero Romano si fosse reso conto della sua decadenza i barbari non lo avrebbero sopraffatto facendogli perdere la leadership di cui godeva.
    Da quel che abbiamo detto risulta ovvio che la Sindrome di Lyme è il prototipo della malattia interconnessa, l’opposto della malattia omogenea richiesta nella sperimentazione. Questo è il motivo per cui è stata prima ignorata, poi osteggiata ed infine catalogata come “malattia rara” quando è ovvio che sia epidemica.
    I batteri che provocano questa sindrome sono decine di Borrelie, una quindicina di Bartonelle, ed in più possiamo includervi le co-infezioni: rickettsie, anaplasmi, babesie, parassiti e virus. Il dottor Richard Horowitz, medico americano che da 30 anni cura pazienti con questa malattia, afferma che sono rare le “sindromi di Lyme” che non coinvolgano almeno borrelie e bartonelle.
    Ora se gli agenti infettivi che danno origine a questa sindrome sono moltissimi, un individuo può averne due come 87 e le combinazioni diverse possono essere milioni. Infatti si può essere affetti dal batterio numero 5 e numero 6, con effetti diversi da chi ha il batterio 5, 6 e 87…. fate un po’ i calcoli matematici e vedrete che i cocktails possibili sono un numero altissimo ed i sintomi aumentano ancora di più se consideriamo che questi batteri, per sopravvivere cronicamente con l’organismo, inibiscono il sistema immunitario che permette ad altre co-infezioni di aggiungersi alla patologia base. Arriviamo così ad un numero impressionante di espressioni sintomatiche negando di fatto il significato della “sperimentazione di una patologia omogenea” e, come dicono molti pratici, rivalutando la diagnosi clinica.
    Le diagnosi di laboratorio danno falsi positivi e falsi negativi, mostrano un agente infettivo, ma non ne possono escludere altri. Nei congressi da una parte si taccia i pratici di diagnosi aneddotiche, dall’altra si rivaluta la diagnosi clinica. Si parla di zecche come agenti trasmettitori, ma pulci, pidocchi, zanzare, ragni, scorpioni e calabroni sono stati riportati. E le trasfusioni? Il contatto con bacio e coito? La trasmissione trans-placentare?… sono solo ipotesi o realtà?
    Ecco perché, quando nell’articolo:
    “Immunologic Reactivity Against Borrelia burgdorferi in Patients With Motor Neuron Disease” by Halperin, et al., Archives of Neurology, May 1990, Volume 47, Number 5, pages 586-594 (43- J. J. Halperin et al.,
    fu provato che il 100% dei 24 casi di SLA riportati fossero positivi al Lyme, tale affermazione venne considerata una coincidenza. Ammettere il contrario avrebbe significato ammettere l’interconnessione e rinnegare la sperimentazione del Sistema. Anche il Tumore, come la sindrome di Lyme, ha tante espressioni diverse e un numero enorme di causalità per cui nel mondo stanno nascendo migliaia di cliniche che propongono una terapia composta da approcci diversi senza soffermarsi ad un protocollo unico e mirato. Come vedete anche la terapia si stà spostando verso l’interconnessione dimostrando che il Sistema non solo dovrà modificare la sperimentazione fondata sull’omogeneità dell’indagato, ma non potrà neanche affermare che un unico proiettile magico (il farmaco usato nella sperimentazione) sconfigga completamente e definitivamente una malattia che è sempre la risultante di interconnessioni patologiche. Gli artefici del cambiamento sono i pazienti, per cui al Sistema non resta che adeguarsi alle loro volontà e modificare il paradigma nel rispetto delle esigenze dei tempi.
    I batteri coinvolti nella Sindrome di Lyme possono localizzarsi nel sistema nervoso centrale, negli occhi, nelle articolazioni, nei muscoli, nell’endotelio dei vasi sanguigni e possono alterare il sistema immunitario, quindi possono dar luogo a patologie neurodegenerative, oncologiche, cardio-vascolari, ortopediche ed autoimmuni….. praticamente tutte le patologie. È anche sbagliato considerare il “Lyme” una malattia dei nostri tempi, infatti tracce di DNA della Borrelia sono state trovate nel genoma della mummia Oetzi di circa 5000 anni, scoperta nel 1991 in Alto Adige, che mostrava segni di artrite degenerativa nelle ginocchia e nelle anche.
    Ciò dimostra che questi batteri hanno sempre convissuto con i mammiferi, ma le gravi manifestazioni attuali sono dovute:
  • al maggior numero di batteri nei cocktails patogeni, facilitati dagli spostamenti trans-continentali di persone ed animali;
  • alle nuove realistiche ipotesi di trasmissione attraverso trasfusioni di sangue, saliva, coito, via transplacentare e molti altri insetti oltre alle zecche;
  • alla longevità degli uomini che, diventando anziani, perdono la forza vitale, facilitando la virulenza di patologie infettive croniche con cui convivono nel corso della vita;
    -mettiamoci poi anche la mano dell’uomo che con le terapie immunosoppressive, i vaccini e le armi batteriologiche ha finito per dare nuova linfa a questa pandemia….
    Se vogliamo cercare le prove di ciò che affermo basta andare sul Web e associare patologie gravi alla parola Lyme o doxiciclina, l’antibiotico che ha la miglior prerogativa di penetrare il biofilm con cui si proteggono i batteri, e troverete coinvolte sclerosi, penfigo, lupus, cheratiti immuno-mediate, panoftalmiti, varie patologie neurodegenerative, alcuni tumori come quello del seno, tumori polmonari, linfomi, etc…
    La sindrome di Lyme è un network ed è ovvio che risolverla solo con gli antibiotici somministrati per un periodo lungo non solo non è efficace, ma controindicato, provocando più effetti collaterali che guarigioni.
    Allora anche i medici dovranno abbandonare l’approccio unicamente specialistico ed abbracciare la realtà dell’interconnessione. A proposito di questo sul Web si discuteva di un caso di malattia neurologica degenerativa: due medici la reputavano SLA, mentre per altri due era una neuro-borreliosi. Non si rendevano conto che litigavano affermando la stessa cosa, bastava essere consapevoli che le due espressioni patologiche erano interconnesse, questo modo di pensare sarà routine quando i medici evolveranno da “specialisti” a “sintetizzatori”.
    La consapevolezza che questa malattia non sia “rara” ma molto frequente ha portato alla nascita di alcune cliniche in tutto il mondo che propongono un trattamento multiplo, cioè usano un network terapeutico. Comunque ogni patologia ha come caratteristica l’interconnessione che è particolarmente evidente nelle malattie oncologiche che hanno già prodotto migliaia di cliniche olistiche per la cura del cancro nel mondo. Sono i pazienti che le hanno volute ed hanno costretto medici e Sistema ad adeguarsi. I malati si sono resi conto sulla loro pelle che le malattie hanno tante cause e sono fatte di mille componenti e per questa ragione pretendono una terapia multipla con focalizzazioni diverse…. per colpire l’obiettivo si fidano più di una sventagliata di mitra che di un unico proiettile.
    Le patologie sono un network e le terapie devono essere un network, ma ogni malattia, sebbene abbia molte causalità, ha sempre una causa profonda comune che è la “carenza di energia vitale” ed il network costituito dal sottosistema di staminali contenute nel sangue produce la sua azione come “ricarica di energia vitale”. Per cui risulta essere la terapia che completa ogni altro trattamento, agisce su ogni malattia ed è normale che sarà la “punta di diamante” per ogni clinica olistica e la sua ascesa in terapia, prima o dopo sarà inarrestabile. Per cui il Sistema, che non può sottovalutare questa realtà e neanche soffocarla, dovrà trovare un modo di conviverci e trarne profitto.
    Come funzionano le staminali ottenute dal sangue? 
    Vediamo che le patologie gravi si verificano frequentemente nelle persone più anziane o nelle persone che presentano alterazione del sistema psico neuro endocrino immunitario, quindi con carenza di energia vitale.
    Nell’ultimo capitolo di questo libro ho parlato del blastema, una punta di spillo contenente cellule indifferenziate che fa crescere la gamba amputata della salamandra, ma il sottosistema di sangue che contiene staminali è molto diverso, non costruisce, ma agisce informando cellule staminali che già circolano nel sangue.
    Mickie Bathia ed i suoi colleghi hanno pubblicato nel 2019 il lavoro:
    “Human Pluripotency Is Initiated and Preserved by a  Unique Subset of Founder Cells” (Mio Nakanishi, Ryan R. Mitchell, Yannick D. Benoit, Tony J. Collins, Andras Nagy, Mickie Bhatia)
    dove si rivela la scoperta di una popolazione di cellule staminali fino ad ora sconosciuta che sono state definite “cellule staminali fondatrici”. Sono cellule staminali pluripotenti che presentano proprietà distintive tipiche delle cellule primitive dell’endoderma embrionale (NCAD, IGF1R, TRA-1-60, e SSEA3) e che in vitro si dispongono specificamente in un cordone che circonda le altre cellule staminali. Queste cellule, che sembrano essere esclusive dei primati, hanno una funzione non ancora ben nota, ma pare che siano esse a portare il messaggio di pluri-potenzialità e a regolare la “staminalità” delle altre cellule indirizzandole nella differenziazione nelle diverse linee cellulari.
    L’azione del sottosistema delle staminali del sangue è quella di trasmettere informazione a cellule staminali pluripotenti già presenti nell’organismo. Mi spiego  con una metafora: esistono tanti piccoli fanali nel sangue (le staminali fondatrici ) che illuminano ogni strada, ogni sentiero che percorrono le cellule di ogni tessuto ed in modo olografico apportano luce e coerenza al network organico. Alla salute ed alla gioventù è legata un’illuminazione abbagliante, ma quando la forza delle staminali circolanti si affievolisce e le luci perdono di intensità calano le ombre e non tutte le strade vengono riconosciute. Avviene così che nelle parti più deboli e sensibili di un organismo insorge la malattia.
    Il sottosistema è una piccola centrale elettromagnetica che ridà energia ai piccoli fanali che ricominciano ad emettere luce intensa. È una ricarica di energia vitale che previene o inverte una patologia quando questa è ancora reversibile.  Quindi non tutte le patologie rispondono e anche quando rispondono non lo fanno per sempre… il sottosistema non da l’immortalità, ma una miglior qualità di vita e saranno quindi gli individui giovani e la prevenzione che ne otterranno i maggiori vantaggi.
    Oggi il Sistema per sopravvivere ignora la pandemia legata alla sindrome di Lyme, si oppone con tutte le forze alla medicina rigenerativa, contesta le cliniche olistiche che si stanno moltiplicando in tutto il mondo e definisce come non scientifica la fisica moderna. È paragonabile ad una vecchia signora un tempo avvenente che non vuole invecchiare…..
    Solo da un’analisi obiettiva della situazione critica in cui si trova il Sistema può emergere  la soluzione che faccia conservare all’Occidente la leadership mondiale.
    La strategia del Sistema dovrebbe essere quella di completarsi nella fisica teorica e nella medicina rigenerativa mantenendo i rapporti con le farmaceutiche. L’errore che ha fatto finora è stato quello di voler adeguare la medicina rigenerativa al suo modo di procedere, infatti ha provato a fare un farmaco come il Prochimal con staminali allogeniche, ma è stato un clamoroso fiasco perche staminali allogeniche producono conflitto di informazione e perchè erano staminali mesenchimali con effetti relativi sul network che è regolato dal sistema nervoso autonomo che interagisce  solo con staminali pluripotenti. Ora stanno provando anche in veterinaria ad usare la stessa strada: una tipologia di cellule allogeniche, mesenchimali, indirizzate verso i condrociti, congelate, decongelate e poi introdotte in un’articolazione per curare l’artrite degenerativa.
    Quali benefici ne saranno tratti? Quanti effetti collaterali?   
    Il Sistema prova a Ricondurre la medicina rigenerativa ad un farmaco, ma per questo deve usare cellule di un altro individuo con tutti i suoi effetti collaterali, per cui non è la soluzione.
    Proviamo allora ad immaginare come il Sistema si possa adeguare.
    La Medicina si è indirizzata verso la Specializzazione estrema dove il medico è solo un tasto ed ha perso la visione di insieme. In questa ottica anche chi è ai vertici del Sistema può aver perso lungimiranza, consapevolezza della complessità e si domanda come far mantenere al Sistema la sua autorità e i suoi profitti. Potrebbe provare a distruggere l’innovazione come ha sempre fatto. Ma ha giovato bruciare i libri per impedire la conoscenza o bruciare gli eretici per eliminare gli oppositori? 
    Come è finita la vecchia Russia e la Chiesa dell’inquisizione? 
    Solo chi ha cambiato il punto di percezione ed è rimasto libero può indirizzare il Sistema ad evolvere e sopravvivere, ma se il sistema ha creato solo automi non c è nessuno che lo possa indirizzare e l’alternativa sarebbero tiranni consapevoli.
    La terapia con le staminali del sangue è un’arma contro la sofferenza ed il Sistema che ne diventi promotore si metterebbe al collo la medaglia di Salvatore dell’umanità.
    Che immagine acquisirebbe quel Sistema? Immagine…potere… denaro, siamo sempre lì, ma per arrivare a ridurre la sofferenza negli uomini e soprattutto nei bambini ce ne possiamo fregare se alcuni lucrano sulla nostra idea altruistica. Mi chiedo se a capo del Sistema ci fossero politici veri….. si lascerebbero sfuggire l’occasione di portare un progetto medico italiano al centro dell’interesse mondiale? Anche il Sud Africa con il trapianto cardiaco di Barnard diventò l’ombelico del mondo medico dando visibilità ad uno stato di secondo piano.
    Un Sistema moderno sfrutterebbe questa terapia senza soffocarla perché nel mondo stanno sorgendo migliaia di cliniche olistiche che usano contemporaneamente un pool di cure e la terapia con le staminali del sangue rappresenterebbe la punta di diamante per ognuna di queste strutture. 
    Ecco così a grandi linee la soluzione: il Sistema autorizza le cliniche olistiche che giudica idonee a questa specifica manipolazione del sangue, richiedendo una percentuale del fatturato. In questo caso non riceverebbe fondi una tantum per le registrazioni dei farmaci, ma la metodologia delle staminali del sangue e altre forme di medicina rigenerativa diventerebbero il “farmaco di proprietà del Sistema” con un flusso continuo di fondi. 
    Se una terapia farmacologica risulta devastante per la salute pubblica come i vaccini si deve adoperare per salvare la farmaceutica a scapito dei pazienti perdendo di immagine. Se invece una clinica usa male la “terapia rigenerativa del Sistema” non fa altro che eliminarla, guadagnando in immagine e non intaccando il flusso di fondi proveniente da altre strutture più capaci.
    In questo modo si adeguerebbe ai tempi e manterrebbe quella leadership del mondo occidentale sfruttando la sua cultura ed il genio degli italiani che ora è visto male dal Sistema ed è messo in pericolo dalle vaccinazioni esasperate delle nostre nuove generazioni.
    Le soluzioni dipendono dal cambiamento del punto di percezione perché la realtà è relativa quindi modificabile da altri punti di vista, purché questi ci siano ancora concessi.
    Il sistema vuole, con la filosofia del “controllo”, generare automi, ma il sottobosco delle menti attive e pensanti continuerà ad esistere e produrrà lo stesso effetto delle popolazioni transalpine emergenti sul decadente Impero Romano.
    Il Sistema è al punto di implodere o rinnovarsi e la soluzione è nelle menti pensanti che possono essere coltivate in licei come il classico e indirizzate all’interconnessione perché la vita è oscillazione di campi che interagiscono. L’incongruenza sta nel fatto di produrre menti controllate quando le soluzioni per la sua sopravvivenza sono nelle menti libere…..
    In questo libro unisco fisica teorica, sindrome di Lyme e medicina rigenerativa e mostro una teoria non facile da comprendere ed intuire.
    Ma provo a propormi in modo semplice usando “l’alfabeto Morse” che ha punti e linee per cui comprensibile anche a chi non legge inglese, arabo o aramaico…
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