Un nuovo modo di affrontare patologie incurabili con le staminali del sangue.
I concetti da cui partiamo per trovare ancora nuove soluzioni terapeutiche con le staminali del sangue sono complessi e per questo c’è bisogno di maggior impegno per renderli comprensibili a tutti.
Andiamo come prima cosa a destabilizzare un po’ la biologia classica: è assodato che un processo metabolico è ottenuto da tante reazioni chimiche consequenziali, ad esempio il ciclo di Krebs, che è un ciclo metabolico di importanza fondamentale in tutte le cellule che utilizzano ossigeno nel processo della respirazione cellulare. Una via metabolica come il ciclo di Krebs è l’insieme delle reazioni chimiche coinvolte in uno o più processi di anabolismo o catabolismo all’interno di una cellula, responsabili della degradazione (catabolismo) dei carboidrati, dei grassi e delle proteine in anidride carbonica e acqua con la formazione di energia chimica.
Per cui il biologo classico è convinto che il segreto della vita sia nella chimica per questo straordinario e rapido susseguirsi di reazioni che ci fanno ottenere energia libera ed utilizzabile.
Se però un uomo sprovveduto in biologia, ma curioso ed intelligente, si trovasse nella situazione di dover valutare questa affermazione avrebbe la percezione che qualche cosa non torna… la molecola A reagisce con la molecola B e così via, semplice… ma, posto che il goal del ciclo di Krebs è quello di produrre energia, di quanta energia c’è bisogno per muovere ed avvicinare le componenti chimiche, le varie molecole A,B,C,etc… che producono la sequela di reazioni?
A conti fatti appare che il gioco non valga la candela perché l’energia da usare per portare a contatto gli elementi chimici utili nel ciclo di Krebs può avere un costo energetico molto maggiore dell’energia ottenuta dalla loro reazione. Ma non crediate che lo sprovveduto in biologia si fermi qui, infatti formula ancora un’altra domanda per destabilizzare le certezze dei biologi: come fa la molecola A a trovare “al volo” la molecola B e poi la molecola ottenuta da questa reazione come fa a trovare con la stessa rapidità la molecola C?
Se il contatto fosse casuale bisognerebbe aspettare che capiti che le due molecole predestinate si incontrino e ciò potrebbe avvenire in tempi troppo lunghi per l’organismo che non può aspettare “l’anno del mai” per un atto respiratorio.
Con queste due domande l’ingenuo mette profondamente in crisi il biologo di vecchia generazione che difende come scientifico solo ciò che afferma la fisica meccanicistica. In questa fisica, quella di Galileo e di Newton, la realtà è dipinta come un insieme di oggetti separati, immobili che si possono muovere, incontrare e produrre reazioni solo quando vengono spinti o tirati, cioè quando un insieme di forze entra in gioco. Per cambiare il loro stato ci vuole una forza per la quale è necessaria una certa energia, quindi se l’organismo vivente, che è un insieme di molecole che svolgono molte azioni nell’insieme, dovesse funzionare secondo i principi della fisica classica dovrebbe pagare una bolletta energetica spaventosa… non può quindi essere così.
Per rispondere alle domande semplici e destabilizzanti dell’ingenuo ci viene in aiuto la fisica moderna che differisce dalla fisica classica per questo: un oggetto… un atomo, in natura non si presenta come un elemento immobile ma ha un suo movimento proprio. In questa fisica il principio d’inerzia viene meno perché qualunque corpo nell’universo fluttua spontaneamente, dunque, è impossibile separare la materia dal movimento in quanto essa non è inerte ma si muove, si agita.
Nella mia pratica di ortopedico di cavalli non separo mai la materia dal movimento, infatti una lesione anatomica nel 90% dei casi non è dovuta ad un evento occasionale, ma provocata da un movimento ripetitivo legato alla particolare biomeccanica di quel soggetto. Quindi per produrre un’azione terapeutica devo agire contemporaneamente sia sul danno anatomico che sul movimento che lo ha provocato ed anche la diagnosi diventa più facile perché chiedendo al cavaliere informazioni sul “movimento” riesco con più facilità ad arrivare a stabilire la lesione che ne è direttamente collegata. Dovrebbe essere logico a chiunque che il “gomito del tennista” si manifesti nel braccio che l’individuo usa per tenere la racchetta. Vedete che anche nella professione di ortopedico equino viene abbandonata la filosofia della linearità per abbracciare quella dell’interconnessione. Un altro esempio che vi posso fare è questo: alcuni giorni fa un collega mi ha mandato a vedere un cavallo di 23 anni, questi una mattina ha cominciato a manifestare zoppia non usando simmetricamente il posteriore. Il mio collega aveva sospettato un frattura del bacino ed aveva fatto un’ecografia con esiti opinabili e voleva sapere cosa ne pensassi. Quando arrivai a vedere il cavallo la sua andatura faceva proprio pensare ad una lesione traumatica. Chiedendo alla proprietaria come era evoluta la sintomatologia mi riferì che il cavallo il giorno stesso del sospetto trauma aveva preso a girare continuamente su sé stesso nel box ed era difficile riuscire a fermarlo. Alla luce della rivelazione del “movimento” è molto probabile che il cavallo abbia avuto un’ischemia cerebrale, che si manifestava con l’andatura a “gambero” e il movimento ripetitivo circolare. Quindi la patologia era neurologica… se fosse stata una frattura il cavallo sarebbe rimasto immobile nel box per evitare di aumentare il dolore. In questo caso la diagnosi clinica è stata fatta aggiungendo alla valutazione anatomica dell’apparato muscolo scheletrico, la valutazione del suo movimento e quest’ultimo ci ha rilevato la natura della patologia. Un fotone può manifestarsi come particella o come onda perchè materia e movimento sono sempre interconnesse.
La fisica moderna ci ha mostrato come non ci sia bisogno di spendere energia per muovere le molecole che già posseggono un movimento proprio. Ma non fa solo questo… riesce anche spiegare come le molecole possano trovarsi rapidamente per reagire. Infatti afferma che le oscillazioni non sono indipendenti dalle fluttuazioni di un altro corpo e che quando queste coincidono, cioè si mettono in “fase”, l’agitazione caotica della materia si trasforma in un balletto, in un concerto. È la teoria dei Campi, della Risonanza, ma andiamo per gradi e ritorniamo sopra queste affermazioni.
La fisica Newtoniana, quella accettata dalla medicina, considera un qualsiasi oggetto immobile ed isolato che può muoversi solo se gli viene applicata una forza, cioè se gli diamo una spinta. Ora se dovessimo dare una spinta a tutte queste molecole nel corpo umano il fabbisogno di energia sarebbe elevatissimo anche solo dopo pochi minuti di attività. È ovvio allora che ci sia un’altra soluzione che cominciò a prendere forma ai primi del 900 con la Relatività e poi con la fisica quantistica per la quale ogni oggetto non è inerte ma ha un moto proprio, ogni corpo, che sia un atomo o un elefante, oscilla, fluttua, risuona.
Ogni oggetto è immerso in un “vuoto quantistico” che non è un vuoto, ma un campo magnetico che è un’oscillazione continua. Immaginate una barca che ha un suo movimento lineare di rotta per raggiungere un luogo stabilito, il suo movimento lineare è però influenzato anche dalla deriva e dallo scarroccio, cioè dalla corrente e dal vento, che producono un’oscillazione continua del mare ed il mare può rappresentare così in metafora il vuoto quantistico.
I principi della fisica quantistica ci dicono fondamentalmente che un oggetto coincide con il suo campo elettromagnetico ed è questo che poi si mette in “fase” con gli altri campi magnetici e produce una “sinfonia perfettamente intonata”. Che ogni oggetto coincida con il suo campo magnetico era un concetto già descritto da Einstein nel 1904, però la fisica quantistica fece un altro passo rispetto ad Einstein perché fece coincidere la realtà fisica del campo elettromagnetico con la sua fluttuazione ed il suo movimento, per cui tutta la materia può essere descritta come un campo in continua oscillazione. La fisica classica è fondamentalmente una fisica di oggetti ma poiché nella realtà tutto fluttua nei “campi” del vuoto quantistico, si deduce che è impossibile isolare un corpo e quindi il fondamento “oggettivo” della fisica classica viene falsificato.
La fisica quantistica è una fisica di relazioni in cui nessun corpo può essere considerato isolato e che ha come oggetto di studio l’insieme delle relazioni che legano i corpi e che si trasmettono attraverso fluttuazioni ovvero frequenze. Per esprimerlo in modo più semplice basta dire che l’oggetto non può esistere senza il suo movimento per cui sono due realtà che devono essere considerate sempre insieme. Il medico moderno ha consciamente o inconsciamente abbracciato la filosofia della “relazione” divenendo un “sintetizzatore” prendendo le distanze dalla medicina “specialistica” esasperata.
Le frequenze si traducono nell’apparizione di potenziali elettromagnetici ed il potenziale si propaga nello spazio senza implicare trasporto di energia. La propagazione nello spazio senza bisogno di energia è un’implicazione della nuova fisica che Einstein aveva innestato ma che finì per spaventarlo. Per lui il limite della velocità era dato dalla velocità della luce, ma con la “velocità di fase” di cui parla la fisica quantistica non si trasporta nessuna energia per cui la velocità può essere qualsiasi, anche infinita. Posso trasmettere in qualche modo un segnale fisico con la velocità di fase con fenomeni che violano la causalità che è espressa dal rapporto lineare di contatto tra oggetto ed oggetto e stabilire una connessione tra oggetti lontani… ed ecco che telepatia, sincronicità ed entanglement prendono forma.
Per ribellarsi a queste asserzioni della fisica quantistica Einstein nel ’33 ne definì le conseguenze con il paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen dal nome dei tre autori dell’articolo, il quale afferma che se la fisica quantistica fosse vera sarebbe possibile stabilire delle relazioni di connessione tra oggetti a grande distanza tra di loro violando quindi la causalità, cioè sarebbe possibile un’azione a distanza. Einstein, che credeva assolutamente nell’esistenza dell’oggettività e nel fatto che fosse possibile isolare e separare gli oggetti, concluse che la fisica quantistica non poteva essere giusta e che poteva essere solo un’approssimazione.
Invece i fisici oggi pensano che il paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen sia assolutamente giusto, ma che sia errata la conclusione secondo cui la fisica quantistica non sarebbe vera. La fisica quantistica non solo è vera, ma dimostra che sono possibili in natura fenomeni di azione a distanza del tipo di quelli ipotizzati per esempio da Jung sull’inconscio collettivo e telepatia, che non corrispondono mai a trasporto di materia o di energia ma al “trasporto di fase”.
Abbiamo risposto alla prima domanda riguardo al fabbisogno di energia nelle reazioni chimiche organiche ed abbiamo visto che c’è bisogno solo di un quantitativo infinitesimale di energia perché tutto oscilla e si muove senza bisogno di forze esterne.
Ed eccoci alla seconda domanda formulata da chi non è immerso in un campo di ricerca specifico, posizione che gli permette di spaziare e sfruttare le interconnessioni.
Come è possibile che queste molecole si incontrino in modo preciso e rapidamente? Nella visione attuale, posto che siano le molecole diverse dall’acqua che danno origine alla dinamica vivente, come fanno queste molecole a riconoscersi, a trovarsi e ad incontrarsi? Infatti, nella dinamica biochimica non ci sono errori, non ci sono incontri che danno luogo a specie molecolari non volute, mentre in un reattore chimico industriale ci sono incontri di ogni genere, per cui oltre al prodotto che si vuole, si producono anche i rifiuti che sono spesso tossici per la comunità.
Del Giudice spiega metaforicamente questo concetto dicendo che le molecole nella chimica industriale sono promiscue e ricercano rapporti con chicchessia, mentre nell’organismo sono monogame e possono reagire con solo un’altra molecola sviluppando una reazione lineare, producendo così poche scorie e rifiuti.
Ma allora deve esistere una sorta di “governo” delle reazioni biochimiche, un qualche agente fisico che dice alle molecole dove devono andare e chi devono incontrare. La risposta la troviamo nel campo elettromagnetico e nell’acqua. L ’acqua ha un ruolo fondamentale nella vita, il nostro corpo è costituito per circa il 99% da molecole d’acqua, solo il restante 1% è costituto da molecole diverse dall’acqua (proteine, DNA, ormoni, vitamine, ecc…). I biologi finora hanno studiato l’1% e trascurato il 99% per il preconcetto secondo cui la dinamica biologica è governata dalla chimica, cioè da questo 1% di molecole che si incontra e fa reazioni chimiche. Per descriverlo Del Giudice fa un’altra bella metafora rappresentando le molecole dell’acqua nei 60.000 spettatori di una partita che guardano i 22 che giocano, le altre molecole.
Per avere la nostra risposta dobbiamo considerare anche il ruolo del campo elettromagnetico. Infatti esiste un teorema che dice che quando un campo elettromagnetico occupa una certa regione di spazio nel quale tutto oscilla alla frequenza di quel campo, è capace di attirare in quella regione molecole che oscillino alla stessa frequenza (o a frequenze molto simili). C’è quindi un meccanismo selettivo di richiamo.
L’acqua è l’elemento che permette la realizzazione e la variazione del campo elettromagnetico.
Le molecole d’acqua sono capaci di avere un’attività collettiva, non sono una folla di oggetti indipendenti, ma sono come un corpo di ballo, cioè danno luogo ad un ordine e “si muovono” in modo definito. Poiché i campi magnetici sono prodotti dalle oscillazioni delle cariche elettriche, un’oscillazione di un gran numero di molecole in fase dà luogo appunto ad un campo elettromagnetico ben definito. Ecco l’origine del campo elettromagnetico che si comporta da regolatore e torniamo così alla metafora della partita di calcio di Del Giudice che trova il ruolo ai 60 000 spettatori nello stadio i quali, facendo la “ola” (producendo un campo elettromagnetico), fanno sì che i 22 calciatori giochino meglio…
Sulle caratteristiche dell’acqua e soprattutto sulla sua “memoria” asserita da Jacques Benveniste si sono scagliati in molti, non solo i Newtoniani più convinti. Ma mentre la folla di detrattori continuava ad accanirsi su quelle che secondo loro erano le inconsistenti qualità dell’acqua, nel 2008 è stato assegnato a Luc Montagnier il premio Nobel per la medicina per la sua competenza sperimentale sui virus e il DNA e questo scienziato dimostrò che tutto ciò che aveva detto Benveniste sull’acqua era reale attraverso un esperimento.
Montagnier pose in una provetta con dell’acqua pura delle sequenze di DNA batterico che poi diluì via via con acqua, era stata poi posta una bobina per prendere i segnali elettromagnetici provenienti dalla provetta. Una cosa molto… molto… importante, che riprenderemo poi nel protocollo terapeutico delle staminali del sangue, è il fatto che più si diluiva la soluzione, cioè più si aumentava l’acqua, più aumentavano i segnali elettromagnetici registrati. Quindi era l’acqua a regolare l’intensità energetica della soluzione e non le sostanze disciolte, infatti la soluzione più era diluita invece di perdere, aumentava di energia. Immaginatela così: il DNA, la sostanza chimica sono i Beatles in concerto che cantano e l’acqua sono gli altoparlanti, il volume della canzone non dipende dai Beatles ma dal numero di altoparlanti…
Quindi l’acqua può oscillare su un gran numero di frequenze, ma è il partner occasionale dell’acqua, in questo caso il DNA batterico (i Beatles), che stabilisce quali siano le frequenze (il brano musicale) riportate nella bobina. Cioè il DNA batterico trasmetteva un’informazione e l’acqua la registrava ed era in grado di riprodurla ed amplificarla.
Tutto ciò confermava i famosi esperimenti di Benveniste, ma Montagnier andò oltre, infatti la seconda parte dell’esperimento risulta la più sconvolgente: i segnali vennero inviati ad un secondo recipiente con pura acqua distillata e, per evitare dubbi di contaminazione, il processo fu fatto anche per via telematica a centinaia di chilometri di distanza.
Nell’acqua pura gli sperimentatori aggiunsero le sostanze necessarie alla strutturazione del DNA, adenina, timina, citosina e guanina, più i necessari catalizzatori, le polimerasi, ecc… e cosa successe? Dopo un certo numero di ore (circa 20 ore) comparve fisicamente lo stesso tipo di DNA da cui era stato estratto il segnale!!!
La risposta della concatenazione rapida e precisa delle reazioni chimiche è nel campo elettromagnetico prodotto dall’acqua. E, spiegandolo nel modo più semplice possibile, ogni campo elettromagnetico è un dominio di coerenza con una frequenza specifica e due molecole A e B con la stessa frequenza del campo vengono attirate dal campo, così si incontrano e reagiscono. A questo punto la nuova molecola che si forma dalla reazione tra A e B, che chiameremo C, avrà una frequenza diversa e verrà attratta dalla molecola D che avrà la sua stessa frequenza e la reazione avverrà nel dominio di coerenza di un nuovo campo magnetico. Naturalmente si formano moltissimi domini di coerenza i quali in principio sono indipendenti tra di loro, ma possono entrare in “fase” e divenire coerenti. Questo porta a far avvicinare due molecole senza usare una forza che le trascini o aspettare che l’incontro sia causale. Nel primo caso ci sarebbe un consumo di energia insostenibile e nel secondo tempi biblici per reazioni a catena.
Il modo di pensare della biologia è legato al concetto che ogni atto biologico è riconducibile ad una sequenza di reazioni chimiche ed è innegabile che ci sia un fondamento chimico nella materia vivente. Ma se nella sequenza di reazioni chimiche ad un certo punto qualcosa va storto ci deve pur essere una capacità di autocorrezione che ci eviti una malattia dopo l’altra. Per cui gli incontri non avvengono a caso e se avviene un errore ci deve essere un sistema consapevole per porvi riparo.
La fisica moderna e le caratteristiche dell’acqua ci fanno capire che la malattia è legata alle oscillazioni, al movimento che si esprime nel susseguirsi non corretto delle reazioni chimiche fisiologiche di un organismo. Quindi la patologia è dovuta ad un’informazione non corretta registrata ed espressa dall’acqua.
Qui è importante fermarsi un attimo e capire il pensiero dei fisici moderni che sono convinti che la fisica di Galileo e di Newton è una fisica che ha bisogno di un Creatore perché ci deve essere qualche cosa che spinga o che abbia dato una spinta primordiale. Mentre la fisica attuale è convinta della autoregolazione della materia vivente per cui non ha bisogno di un Creatore ed il fisico moderno può anche dichiararsi ateo.
Quando un giornalista chiese a Del Giudice se il pensiero può trasferire informazioni all’acqua, questi rispose… “ non solo, ma, per di più, l’acqua può generare pensiero e ci fornisce una prima idea di come all’interno della materia, quando la coerenza eccede determinate soglie, si possono generare fenomeni cognitivi. L’acqua può produrre al proprio interno strutture che hanno un significato, può dar luogo a fenomeni di oscillazione che non sono casuali e che contengono una struttura cognitiva, un mining. Che cosa questo significhi non lo sappiamo ancora, quello che sappiamo è che certamente la rete dei segnali elettromagnetici dell’acqua non è casuale ma è produttrice di significati, qualunque cosa questo voglia dire. Il pensiero è l’equivalente dei segnali di Montagnier riferito alle nostre cellule cerebrali, quindi esso sarà l’output di un complesso processo biologico, tipo quello studiato dai neuroscienziati. Se trasferiamo il pensiero all’acqua, verosimilmente quest’ultima, almeno in parte, riprodurrà quegli stessi processi così come abbiamo visto realizzarsi negli esperimenti di Montagnier, ciò in quanto il pensiero è un insieme di onde elettromagnetiche opportunamente collegate tra di loro.”
Personalmente accetto solo la certezza che l’acqua possa trascrivere ed anche modificare, ma non creare l’informazione. L’informazione “dell’organismo vivente” di cui stiamo parlando differisce dall’informazione che possiede l’intelligenza artificiale come quella di un computer, infatti se in quest’ultimo attiviamo un motore di ricerca per ottenere la traduzione della parola “pentolo” non otteniamo alcuna risposta perché il computer non ha quella qualità organica di modificare il concetto di “pentolo” in pentola. L’acqua “organica” invece ha una sorta di “libero arbitrio” che possiamo immaginare simile a quello degli esseri umani che gli permette di modificare stimoli informativi. Gli esseri umani possono registrare, trasmettere informazioni e prendere decisioni, ma non sono per questo gli artefici della vita, così anche l’acqua, che ha caratteristiche simili agli uomini, non ha questa prerogativa. Se la fisica di Newton aveva bisogno di un Creatore che desse la spinta applicando una forza alla sostanza inerte, anche la fisica quantistica non ha trovato il sistema di auto-generazione tramite l’acqua. L’acqua in un organismo subisce l’azione dell’energia informativa ed il Creatore usa questa energia per trasformare il caos organico in ordine. È l’energia informativa il mezzo di cui si serve il Creatore per creare la vita lasciando una sorta di libero arbitrio affinchè tutto sia probabilistico e non certo.
L’energia informativa si diffonde e pervade tutto il creato senza bisogno di spostare energia, per concentrarla abbiamo bisogno di un campo elettromagnetico ad altissima coerenza ed è ipotizzabile che cellule staminali totipotenti, capaci di produrre un intero organismo, possiedano un tale campo ovviamente sintonizzato su quel determinato organismo di cui contengono l’essenza. Queste cellule trasmettono poi la loro coerenza al sottosistema di sangue intero in cui sono contenute aumentando il potenziale di risonanza. È quindi ovvio che risultati senza effetti collaterali si avranno da staminali appartenenti allo stesso individuo a cui verranno re-inoculate perchè non si ha conflitto di informazione.
Provo a rendere chiare queste ultime affermazioni tornandoci sopra. La funzionalità e la salute di un organismo è proporzionale alla coerenza della “danza” o della “sinfonia” che produce e dipende dalla sovrapposizione coerente dei campi magnetici di quell’organismo che registrano e trasmettono informazione. Questa funzionalità è legata all’informazione di coerenza ed alla sua trasmissione. Staminali adulte autologhe totipotenti che hanno la caratteristica di “precursori” di ogni altra cellula, che quindi contengono l’informazione di tutte le cellule di quell’organismo, avranno maggior coerenza rispetto a cellule staminali mesenchimali che posseggono la capacità di generare solo alcuni tessuti. La coerenza di una cellula staminale monopotente, ad esempio quella che può interagire solo con cellule della pelle, trasmetterà una coerenza ancora minore. Per cui l’indirizzo al differenziamento, alla ricerca di una cellula staminale specializzata per un singolo compito, che ha preso oggi la medicina rigenerativa è in contraddizione con le leggi della fisica moderna. È ovvio che ogni volta che si parla di “specializzato” si genera conflitto con la Natura che è “interconnessa”…
Il secondo punto su cui voglio tornare è la capacità dell’acqua di registrare e trasmettere informazioni. Le cellule totipotenti o precorritrici contengo molecole di acqua con coerenza altissima che hanno registrato l’informazione totale di quell’organismo e sono in grado di ritrasmetterla. Se qualsiasi cellula staminale con una sua coerenza viene messa in coltura o solo nutrita con un liquido organico che non appartiene all’organismo da cui proviene la cellula, svilupperà un conflitto di coerenza o per lo meno avrà molta più difficoltà a far risuonare molecole dell’acqua estranee a quell’organismo che hanno già insita coerenza affine. Se metto le nostre “cellule staminali precorritrici” in brodo bovino con l’acqua che avrà coerenza “bovina” avrò molti più problemi nel trasmettere informazione rispetto ad un sottosistema composto da sangue intero autologo la cui acqua acquisirà l’informazione, la trasmetterà e la amplificherà in tempo brevissimo. Se a questo sottosistema aggiungiamo ossigeno e quindi elettroni aumentiamo il numero di pagine su cui può trascrivere l’acqua, implementando le sue caratteristiche di registrazione e trasmissione.
Quando un organismo funziona bene la sua coerenza è altissima, non manifesta malattie e, nel caso degli esseri umani, il suo pensiero è veloce e ricco di intuizioni. Ma come ogni motore si logora con il tempo anche l’energia informativa e la coerenza dei campi magnetici dell’organismo perde di efficienza con il passare degli anni. La vecchiaia porta con sè le malattie più gravi e la medicina attuale cerca di tamponarne le carenze in modo puntuale, ma tappando una falla dopo l’altra è inevitabile che alla fine si giunga ad una situazione di collasso.
Quindi il sottosistema di staminali totipotenti da sangue avrà un compito più facile su patologie occasionali come quelle traumatiche o su quelle sistemiche di un individuo giovane che possiede già una notevole energia informativa che andrà solo reindirizzata dal sottosistema.
Provo a spiegarvelo così: una patologia relativamente grave produce delle stonature nella sinfonia dell’organismo, quindi l’informazione coerente del “sottosistema di staminali del sangue” ha il compito, relativamente facile, di aumentare il volume della sinfonia riassorbendo le “stonature”. Se l’organismo mantiene un certo grado di coerenza non permette che la patologia vada oltre la stonatura, consentendo la reversibilità della patologia, fenomeno che verrà facilitato dalla terapia rigenerativa del “sottosistema”.
Quando invece le patologie sono più gravi, e questo avviene con maggior frequenza nella vecchiaia, nelle intossicazioni e nelle infezioni croniche, la coerenza dell’organismo è diminuita enormemente e le patologie non sono più “stonature” della stessa sinfonia, ma sono “sinfonie diverse” da quella dell’organismo. Non basterà quindi un unico atto terapeutico con il sottosistema con un qualsiasi “voltaggio” di energia informativa. Il denominatore comune di patologie come il cancro o come quelle neurodegenerative è spesso, ma non sempre, l’invecchiamento, e per poter “rientrare” hanno bisogno di energia informativa con campi elettromagnetici molto attivi e funzionali. Ricordate quando ho focalizzato la vostra attenzione sull’esperimento di Montagnier che affermava che il campo magnetico aumentava proporzionalmente alla diluizione in acqua…. Sfruttando questa realtà per le patologie più gravi ho teoricamente modificato il protocollo terapeutico. Dico teoricamente perché non ho la possibilità economica e logistica di poter produrre le tante variazioni teoriche in sperimentazione clinica su larga scala, ma nel piccolo le sto portando avanti. Importante è avere sempre nuove intuizioni ed avere la forza di cominciare a svilupparle perché è da queste che nasce il progresso, naturalmente non sono mai completamente giuste, ma dalla tenace ed assidua rivisitazione deli errori si ha quella progressione della teoria cha ci fa sentire non “arrivati”, ma sul trampolino di lancio per “partire” verso nuove modifiche.
Per ora le terapie convenzionali, sia mediche che psicologiche, comprese le staminali del sangue, si fondano, anche se in modo non sempre consapevole, sull’opinione che la risposta di un organismo vivente sia proporzionale allo stimolo ricevuto. Esistono, al contrario, nella storia delle terapie, importanti tendenze che attribuiscono un ruolo decisivo, per la riorganizzazione di un organismo, a stimoli lievissimi, laddove stimoli molto maggiori hanno un’importanza minore o nulla.
È dalla pratica clinica che si è rilevata l’importanza essenziale dei piccoli stimoli, piuttosto che degli stimoli grandi, per rafforzare la capacità di autoregolazione e autoriparazione dell’organismo vivente. Emerge da questo esame il ruolo preminente giocato da quella variabile fisica chiamata “fase”, che nel gergo dei fisici corrisponde al ritmo di oscillazione, rispetto allo scambio di energia, generalmente ritenuto l’elemento fondamentale della dinamica del vivente.
Infatti la medicina convenzionale considera trascurabile l’azione dei campi elettromagnetici sugli organismi viventi poiché l’intensità di questi campi è comunemente al di sotto di certi livelli minimi. Esistono invece importanti evidenze che in terapia attribuiscono valore a stimoli lievissimi per la riorganizzazione di un organismo, dove stimoli molto maggiori hanno un’importanza minore o nulla.
Nonostante l’apparenza “eretica” di queste tendenze esse si trovano molto più in accordo con una fisiologia fondata su realtà della fisica moderna rispetto alle tendenze della medicina convenzionale. Già a metà dell’ottocento la fisiologia classica si muoveva in questa direzione ed era stata in grado di stabilire una relazione valida per tutte le specie viventi tra stimolo e risposta. Si tratta della legge di Weber e Fechner la quale stabilisce la proporzionalità della risposta, non allo stimolo ma al logaritmo dello stimolo. In parole povere per noi non matematici, esiste una soglia di non risposta che nella formula matematica è indicata con “So” che è un valore dello stimolo per cui la risposta è nulla. Quando “S” l’entità dello stimolo è maggiore di So la risposta è positiva cioè è rivolta verso l’esterno (se il mio ginocchio è colpito da una martellata reagisco con un calcio) e questa entità di risposta cresce molto più lentamente dell’entità dello stimolo, cosa molto utile per la protezione dell’organismo da stimoli troppo grandi. Nel nostro caso se inoculiamo una grande dose di staminali autologhe le reazione dopo una certa soglia non mostra più alcun cambiamento negli effetti. Per cui se da una parte inibisce gli effetti collaterali dall’altra i risultati non sono direttamente proporzionali alle staminali introdotte, né alla rapidità di infusione (per esempio endovenosa e non intramuscolare) .
Ciò che invece è stupefacente è che quando lo stimolo S è più piccolo dello stimolo soglia So l’entità della risposta cresce al diminuire di S, ma acquista il segno negativo, cioè è una risposta non rivolta verso l’esterno, ma verso l’interno; in altre parole l’organismo agisce su se stesso, si ristruttura, si riorganizza, tanto più, quanto minore è l’entità dello stimolo. Quindi una ripetuta azione di un basso dosaggio di cellule per alcuni giorni può riequilibrare il deficit di coerenza interna dell’energia vitale che è stata la causa primaria della manifestazione di una patologia grave come il tumore, la Sla o altre patologie degenerative irreversibili. Queste patologie hanno una loro coerenza in contrasto con quella dell’organismo e solo riattivando in modo soft l’oscillazione di coerenza organica si riescono forse gradatamente a debellare.
Ecco dunque una base razionale per la formulazione del principio del minimo stimolo: quanto minore è lo stimolo tanto maggiore è la potenzialità dell’organismo di riformarsi e riorganizzarsi, ciò che è appunto il fine di ogni terapia.
Forse riesco ad essere più chiaro con una metafora, un centinaio di topi minacciano le provviste della casa. Viene allora portato un gatto affamato che riattiva le difese della casa creando il panico nella colonia di topi che si rifugiano nella loro tana. Così avviene dopo la prima inoculazione ad alto dosaggio per trattare una patologia oncologica. Ma dopo una prima regressione, la reazione ad alti dosaggi di staminali ripetuti mensilmente è sempre più effimera. I topi hanno capito che il gatto viene portato in casa ogni 30 giorni ed allora cominciano di nuovo a razziare le provviste. Cosa può avvenire se a questa tecnica (positiva perché inizialmente fa regredire la patologia) aggiungessimo uno stimolo coerente, ma blando e soffuso come la continua diffusione di un miagolio lieve e costante prodotto da alcuni altoparlanti nella casa? Ci sarebbe uno stimolo al di sotto della soglia di azione prodotto dalla coerenza “virtuale” dell’elemento gatto che inchioderebbe i topi nella loro tana attanagliati dal terrore non del gatto in carne ed ossa, ma della sua coerenza. Allo stesso modo un dosaggio ripetitivo di staminali autologhe del sangue sotto la soglia di effetto potrebbero annientare la coerenza del tumore o di un’altra patologia incurabile? Infatti se due colonie di cellule staminali cancerose e non-cancerose vengono ibridate risulta sempre la colonia del tessuto sano ad avere la prevalenza. Mettendo costantemente a confronto le due coerenze in vivo, e riattivando la coerenza organica con uno stimolo basso in una patologia incurabile reale è ipotizzabile che si possa in alcuni casi avere una remissione quasi definitiva.